| Trilogia dell'amore
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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| L'ultima confessione |
Raggiunta la maturità classica, scoppiò la guerra e
molti miei compagni caddero sui vari fronti. Nella primavera
del 1941 mi ritrovai in Albania ed appena sbarcato il mio reparto
venne inviato con urgenza in prima linea per tamponare una falla aperta
dai greci. Il cappellano fece inginocchiare tutto il battaglione
e ci impartì l’assoluzione in articulo mortis . Ho voluto
raccontare questa storia perché quella fu l’ultima volta che mi
confessai. Tornato a casa ebbi altri problemi, divenni un chirurgo e passai
quarantadue anni della mia vita a frugare nelle viscere dei malati
con aristotelica razionalità. Nei momenti liberi mi interessavo
di storia e di antropologia, ero convinto che l’universo avesse avuto
origine quindici miliardi di anni fa da quell’ immane esplosione ed emanazione
di energia che creò lo spazio, il tempo e la materia, fatto che
permise alle cellule del “brodo prebiotico” di trasformarsi, dopo essere
uscite dal mare, nei precursori dei primati, dando inizio all’ominazione.
L’ homo sapiens, unico animale conscio della morte, dette inizio al culto
dei morti come speranza o fede in una vita ultraterrena, ponendo le base
delle religioni, diverse una dall’altra in funzione dei climi.
Raggiunta l’età della pensione e superati gli ottanta anni mi resi conto di non avere le idee molto chiare in fatto di religione, per cui, avendo molto tempo a mia disposizione, decisi che era venuto il momento di farmi una cultura religiosa, proposito che andava d’accordo con il mio solito hobby della storia. Questa mia iniziativa non era la crisi mistica di chi aveva capito che ogni giorno era buono per passare all’Oriente Eterno.
Ricominciai la lettura della Bibbia, dell’ Antico e del Nuovo
testamento, soffermandomi in particolare sul Discorso della Montagna
secondo Matteo, sull’Apocalisse di Giovanni ed il Cantico dei Cantici,
sul libro di Giobbe e sui Salmi, nei quali l’immagine di Gesù
viene disegnata con maggiore nitidezza e ricchezza di particolari e sulle
varie Epistole, in particolare quella di San Paolo agli Ebrei. Leggendo
la Genesi scritta da Mosè nel XIII secolo non potevo assumere un
atteggiamento fideistico, accettando la sua descrizione della nascita dell’uomo,
ma, considerata l’epoca, mi sono reso conto che Mosè l’aveva scritta
come la tradizione gliela aveva trasmessa.
Il cardinale Joseph Ratzinger alcuni mesi fa ha scritto un articolo precisando che la fede cristiana non veniva inculcata nell’uomo con la sua nascita biologica, perché nessuno nasce cristiano, ma lo diventa solo con il battesimo, che è anche morte e resurrezione ( lettera di Paolo ai Romani, 6 ). Il problema sul quale volevo chiarirmi le idee era quello della fede, che la chiesa definisce dono che Dio concede all’uomo al momento del battesimo e che conferma con la cresima. Ma a mio giudizio è poco credibile, a parte casi eccezionali, che un neonato, battezzato alla nascita e poi cresimato a dieci anni, si renda conto che gli è stata donata la fede e comprenda il profondo significato di questo evento, che presume una maturità mentale e la trasmissione da parte dei genitori di una buona educazione e cultura religiosa, basata soprattutto sul buon esempio, evenienza al giorno d’oggi molto difficile, anche per quanto è stato detto recentemente dal nuovo cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, il quale non ha esitato ad affermare che oggi ci troviamo di fronte ad una società che sta portando la chiesa verso una “apostasia silenziosa”, cioè verso il ripudio totale del proprio credo ed ha riconosciuto che le chiese alla domenica sono vuote e che i bambini di Milano non sono più capaci di farsi il segno della croce. Quindi è un controsenso parlare di fede, dono di Dio, ad una società che non va più in chiesa, che non si accosta più ai sacramenti, che pensa soltanto a divertirsi e godersi la vita, società che definisco del “carpe diem” , di oraziana memoria, cioè sappi cogliere i doni che oggi ti da la vita e quindi Amen. |
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