| Il Pensiero filosofico e religioso
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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| Aristotele alla corte macedone |
Filippo non aveva simpatia per l’individualismo ellenico, che aveva
creato arte e cultura, ma che nel contempo aveva sgretolato l’ordinamento
sociale della Grecia, creando disordine politico e corruzione.
La Grecia, diceva Filippo, non era una nazione, ma un mondo caotico nel
quale lui avrebbe messo ordine, in modo che la Grecia divenisse una nazione
forte e unita, centro politico del mondo e nel 338 sconfisse gli
ateniesi a Cheronea. Ma Filippo era un moderato, propose subito la formazione
di una lega greca, nella quale tutti i greci dovevano essere uniti contro
il vero e comune nemico, la Persia. Durante un congresso panellenico a
Corinto, al quale Sparta non volle partecipare, chiese ed ottenne di essere
nominato il capo di questa lega. Appena nominato, pensò subito ad
una spedizione punitiva contro i Persiani, che avevano aggredito molte
volte la Grecia, distruggendo Atene e avevano compito numerose incursioni
nei suoi territori.
Filippo aveva varie mogli, per lo più figlie di re di nazioni da lui sottomesse e aspettava il momento più opportuno per ripudiare Olimpiade, principessa dell’Epiro. Era la madre di Alessandro, ma con Filippo non andava molto d’accordo, era una donna forte ed energica, ma poco femminile e a corte si sospettava che partecipasse ai culti dionisiaci. Quando Filippo fu assassinato da un sicario molti sospettarono che Olimpiade fosse una dei mandanti. Quando Aristotele arrivò a Pella, sede della corte, Alessandro aveva tredici anni e suo divertimento preferito era domare cavalli selvaggi. L’insegnamento durò tre anni, durante i quali Alessandro si affezionò molto ad Aristotele che tentava di insegnarli l’arte di vivere bene, ma sotto l’apparente entusiasmo per la filosofia, si celava la fiera natura di Alessandro. Quando fu ucciso suo padre, Alessandro abbandonò per qualche tempo la corte, andando a vivere tra i suoi soldati, sui quali aveva un grande ascendente, anche perché in tutti loro era vivo il ricordo di Cheronea. Al tempo della battaglia aveva solo sedici anni e data la giovane età, gli avevano dato il comando di una riserva della cavalleria, che non avrebbe dovuto intervenire nella battaglia, ma quando intuì che per i macedoni la situazione stava diventando critica, senza esitare, alla testa dei suoi cavalieri, caricò sul fianco sinistro le truppe ateniese, vincendo la battaglia. Dopo sei mesi ritornò a corte e si impose, come successore di suo padre, nuovo re dei Macedoni. Con 30.000 fanti e 5000 cavalieri fece quello che avrebbe voluto fare
suo padre, partì per l’Asia alla conquista di un impero. Attraversò
lo stretto dei Dardanelli a Gallipoli nel 334 (l’atttuale Kilibahir) e,
attraversata mezza Asia Minore, a Gordio si svolse la
famosa scena del nodo, con Alessandro Magno che lo taglia con un
deciso colpo di spada. Secondo l’oracolo questo nodo poteva
essere sciolto soltanto da colui che sarebbe diventato padrone dell’Asia.
A Isso ( 333 ) sconfisse i persiani mettendo in fuga Dario III, conquistò
tutta la Palestina, in Egitto fondò una città,
dandole il suo nome, Alessandria, spingendosi fino all’oasi di Siwa nell’attuale
Libia.
Nel 330 incendiò Persepoli, per “punire” i persiani che 150 anni prima avevano distrutto Atene. Nel 329-326, varcato l’Indo, Alessandro sconfisse il potente re Poro. Ormai erano in giro per l’Asia da otto anni e l’esercito, stanco di combattere, si rifiutò di proseguire. Alessandro Magno accettò la scelta dei suoi soldati e tutta l’armata, parte per terra e parte per mare, ritornò in patria abbastanza rapidamente. Appena arrivati a Susa e a Babilonia, mentre festeggiavano il ritorno, Alessandro Magno fu colpito da una forte febbre, i medici dissero che era la malaria contratta in India, ma probabilmente si trattava invece di una infezione intestinale da qualche cibo guasto. Comunque fu curato molto male, si disidratò completamente, ebbe un collasso e morì. Aveva soltanto 23 anni. |
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