| Gli ultimi asburgici
scritto inedito di: Milost Della Grazia e Machì Venera Milost |
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| I casi della vita |
Finita e persa la guerra, la Viribus Unitis era ancorata nel porto
di Pola con una sorveglianza molto ridotta in quanto l’imperatore
Carlo aveva deciso di donarla alla Jugoslavia, il nuovo stato sorto nei
Balcani, incaricando mio padre della operazione. Salito a bordo, trovò
solo cinque marinai jugoslavi venuti a prendere in consegna la corazzata
ed il vecchio comandante Vukovic de Podkapelski, stanco e depresso
perché aveva ricevuto anche lui l’ordine di consegnare,
tramite mio padre, la sua bella nave ai nuovi padroni. Mentre mio
padre stava iniziando la manovra con i cinque marinai sloveni per portare
la corazzata verso il Quarnaro, emersero dall’acqua due ufficiali italiani,
uno dei quali era Paolucci de Calboli, abili sommozzatori,
ma disinformati, i quali chiesero di parlare con il comandante. La
nave è minata, urlavano e sta per saltare in aria. Vukovic
dapprima pensò che fosse una burla, ma poi si convinse che quei
due italiani avevano detta la verità e lanciò
il “si salvi chi può ” poi si rinchiuse nella
sua cabina e si uccise con un colpo di pistola. I due ufficiali
italiani, i cinque marinai jugoslavi e mio padre saltarono
in acqua e dopo pochi secondi la carica esplose e la
corazzata si inclinò su un fianco e in pochi minuti
sparì dalla superficie del mare. A parte il povero Vukovic,
tutto si risolse con un bel bagno. A Roma tentarono di trasformare
il bagno di Paolucci de Calboli in una impresa eroica, come quella
veramente eroica di La Pen nella baia di Alessandria d’Egitto. dopo cinquanta
anni. Ma Paolucci era un onesto, prese la somma e la depositò
in una banca, senza toccarla. Ed ora non ditemi che certe cose capitano
solo a me.
Roma, cinquanta anni dopo. Congresso Internazionale di Urologia. Sto ascoltando una relazione sulle stenosi dell’uretra del dottor Paolucci. Nella pausa mi avvicino al relatore e gli chiedo: sono un triestino sloveno e tanti anni fa un Paolucci de Calboli ha fatto fare a mio padre un bel bagno mettendo una carica di esplosivo sulla chiglia della sua nave. Ne sai tu qualcosa ? Ma certo, era mio padre, ora, purtroppo, è morto. Era un buon medico, a modo suo, soltanto non voleva fare la guerra, come si dice, in “vasellina”. Quando poi ha saputo che Vukovic si era ucciso e la sua famiglia viveva in miseria, non ebbe più pace. Andò a Vienna per conoscere la famiglia. Quando il figlio maggiore gli raccontò che voleva fare il medico, ma la famiglia non poteva sostenere le spese, si accordò con una banca di Vienna per dare una borsa di studio al figlio di Vukovic, fino al conseguimento di una specialità, purchè mantenesse una media buona e trasferì alla banca di Vienna tutta la cifra che gli avevano dato per l’affondamento. Il giovane Vukovic fu uno studente esemplare, si specializzò in urologia ed era presente al Congresso. In serata ci trovammo tutti alla stazione di Roma il giovane Paolucci di Calboli, il giovane Vukovic, l’anziano Eddy Milost. Dare un giudizio su Francesco Giuseppe non è facile. La catena di terribili colpi del destino aveva reso Francesco Giuseppe apparentemente freddo ed apatico. Nato nel 1830, il suo matrimonio fu un fallimento completo, per il carattere irrequieto della moglie che non tollerava la vita di Corte, ma lui l’amava sempre e soffrì molto quando venne uccisa a Ginevra da un anarchico italiano. Il suo commento fu: “a me non viene risparmiato nulla “. L’unica città con una statua dell’imperatrice, chiamata famigliarmente Titti, si trova a Trieste, città che lei amava moltissimo. Il monumento, recentemente restaurato, si trova nel vasto piazzale della stazione centrale. Francesco Giuseppe volle modernizzare il servizio postale e chiese l’aiuto del figlio di Anton Milost, Francesco, che aveva già lavorato con due italiani Torno e Tasso, in questo campo. Il risultato fu così brillante che regalò ai due specialisti il castello di Duino e il titolo di principi, per cui cambiarono il loro nome in Turm und Taxis e Francesco fu nominato direttore delle poste di Trieste, con conferma del titolo di conte di Tarnova. |
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