Ad Alghero iniziava il congresso della Società Italiana di Urologia ed ogni urologo poteva esporre le sue idee. Preparai un breve intervento sull’uremia, su chi era Kolf e sulla sua scuola. Iniziai il mio intervento proponendo di nominare il professor Ulrico Bracci presidente della Società di Urologia, come padre della moderna urologia ed il professor Costantini Alfiero presidente della Società Italiana Organi Artificiali, che avevo fondata qualche giorno prima, insieme al dottor Ponticelli, da un notaio in Via Torino a Milano.
Raccontai come si prepara in USA un paziente per l’intervento, spesso somministrando anticoagulanti, come certi chirurghi si assicuravano prima dell’intervento, parlai di bilancio idrosalino, dell’opportunità di fare alzare l’operato subito dopo l’intervento. Il mio primo aiuto Niceta Pietro, diventato ottimo Urologo americano, alzava dal letto tutti i pazienti operati il giorno precedente. Non si parlava di azotemia, esame del tutto superato, ma di fg, funzionalità renale, si parlò di sodio e di potassio e di bilancio elettrolitico. Il professor Bracci in quell’occasione disse la famosa frase. “Fino a ieri operavamo tranquilli e sereni, da questa sera questi ragazzi ci hanno messi con le spalle al muro, non potremo più ignorare che esiste il sodio, il potassio, gli anioni e i cationi che devono stare in perfetto equilibrio fra loro.” Il professor Bracci fece una rapida valutazione delle equipe chirurgiche e urologiche sorte in Italia in grado di operare con metodi moderni. Erano Roma, Firenze, Bologna, Genova e Milano, dove gli altri chirurghi ci chiamavano “gli stronzi di Firenze e di Roma “. Ma questa riunione di Alghero l’avevo battezzata la costituente di un “nuovo illuminismo “ della chirurgia italiana, promossa dal professor
Ulrico Bracci dell’Università di Roma e dal professor Alfiero Costantini dell’Università di Firenze. Per noi giovani fu una vera scuola senza bisogno di direttori illuminati, perché Bracci e Costantini ci trattarono da colleghi e da amici fraterni, portando la chirurgia e l’urologia italiana a livelli americani. Ero assistente della divisione chirurgica Pizzamiglio. e il mio primario, Franco Nereo Rossi, entusiasta dell’argomento della mia tesi, mi diede carta bianca dicendomi: tra due mesi voglio una dialisi al Pizzamiglio. Mi detti subito da fare, La clinica più vicina dove dei medici si interessavano di emodialisi era la Clinica Chirurgica dell’Università di Genova. Battezzati e Taddei erano i due medici che avevano progettato e costruito un strumento simile a quello di Kolff. Con la mia Fiat Giardinetta raggiunsi la Clinica e Taddei mi spiegò tutti i problemi che potevano sorgere durante una dialisi. Mi assicurò che ogniqualvolta era prevista a Genova una dialisi, mi avrebbe telefonato. Molto spesso, anche nel cuor della notte, dovetti correre a Genova per assistere, fin dall’inizio, ad una dialisi. Dopo un paio di mesi mi sentivo preparato per usare l’apparecchio da solo. Il mio primario autorizzò l’acquisto e mi disse: abbiamo in reparto un paziente ideale, cuore e polmoni vanno bene, ha solo una grave insufficienza renale. Ti va bene domani mattina? Il dottor Torelli del Laboratorio era pronto a darmi una mano, il primario del Laboratorio,Vanzetti, ci aveva fatto capire l’importanza del bilancio idrosalino , degli anioni e dei cationi, l’importanza del potassio e del liquido di lavaggio controcorrente per poter eventualmente togliere acqua al paziente edematoso. Alle sette del mattino stavo già preparando l’apparecchio, aiutato dal dottor Torelli. Alle nove portarono dal reparto il paziente, un simpatico vecchietto più spaventato di noi. Alle dieci, alla presenza di tutti i primari, collegai il paziente al rene artificiale, mettendo in funzione tutte le pompe. mentre il mio primario Nereo Rossi spiegava ai vari colleghi perché il sangue circolava in un senso, mentre il liquido di lavaggio doveva circolare in senso opposto, come tra i due circoli non dovesse esserci alcuna comunicazione diretta, ma solo attraverso la membrana semipermeabile osmoticamente attiva. Dopo tre ore tutto funzionava alla perfezione e il paziente fu riportato in reparto tranquillo e felice perché nessun medico si era mai interessato tanto di lui, come quel giorno. .Il paziente non lo sapeva, ma in Lombardia era nata una nuova specialità, l’emodialisi. Alla fine anch’io dovetti dare qualche spiegazione, ma non ero tranquillo, sentivo quello che diceva il mio primario e non potevo contraddirlo, mentre invece avrei voluto dire: “signori, quello che vi ho fatto vedere oggi, il medico tedesco Haas lo faceva già nel 1935 e Kolff nel 1943”. Dopo tre giorni un amico mi telefona e mi dice: complimenti, nel libro “Storia della Medicina e della Sanità nell’Italia Contemporanea” sei l’unico urologo italiano citato dall’autore, vedi pag 146.
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