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Computers Gli ultimi asburgici
scritto inedito di: Milost Della Grazia e Machì Venera Milost
Dal Pizzamiglio alla libera docenza
Non posso dilungarmi e farò solo un cavalcata di quel periodo. Dall’Ospedale Maggiore di Milano passai alla Clinica Urologica dell’Università ed il 19 Ottobre del 1964 nasceva il Padiglione Croff per la terapia delle nefropatie. Formammo subito un collegamento con Jean Hamburger.del Necker e con M.Legrain del Hotel Dieu, con l’impegno di incontrarci a Parigi due volte all’anno, per parlare di nefropatie e di trapianti. Con Vesc, il chirurgo di Hamburger, avevo già fatto su due gemelle omozigote un bel intervento. Alla gemella sana avevamo prelevato un rene, rempiantandolo immediatamente alla gemella nefropatica. Riviste da me dopo molti anni erano entrambe in perfetta salute, senza aver mai fatto alcuna terapia. Milano. il trapianto di rene cominciò a farlo allo Zonda il prof. Edmondo Malan al quale davo una mano, ma volle raggiungere Houston, per un intervento al cuore, e, purtroppo, non fece più ritorno, Del trapianto di rene nell’ambito di Milano si occuparono dal lato medico il mio ex allievo Claudio Ponticelli, dal lato chirurgico l’ottima dottoressa Berardinelli ed il dottor Vertematti. A Melegnano ero diventato nel 1969 primario urologo e, a parte i pazienti nefrologici ed in emodalis,i che avevo affidati al dottor Cladio Grassi, i due filoni che mi interessavano, naturalmente a parte la routine, erano: i tumori vescicali e le stenosi postraumatiche dell’uretra. Le due grandi figure della urologia italiana erano Bracci e Alfiero Costantini. Dopo un paio di mesi, alla presenza di tutti i primari dell’Ospedale di Milano per la prima volta in Lombardia, con l’aiuto del dottor Torelli del servizio analisi, applicai un dializzatore ad un paziente affetto da grave insufficienza renale. Aveva funzionato il dializzatore e le pompe per la circolazione. Finchè un giorno, stanchi del tiremmolla degli altri e provocando un putiferio, andai con Ponticelli e Redaelli da un notaio, fondando la Società Italiana per la Dialisi ed il Trapianto d’Organi, iniziativa che prese in contropiede i vari baroni, obbligandoli a darsi una mossa. L’iniziativa funzionò, eravamo diventati quelli di Milano, degli altri ricordo soprattutto il professor Ulrico Bracci, il padre della nuova urologia italiana, il quale, oltre ad essere un grande chirurgo, era anche un vero signore, al Congresso Urologico di Alghero, del quale eravamo relatori io, Pisani e D’Amico, con il tema Equilibrio idrosalino dei pazienti operati. Eravamo noi di Milano i fondatori della Società e gli altri dovettero aderire alla nostra, non potendo fondarne un’altra, per il resto un gran lavoro per noi di Milano, che, oltre alla sala operatoria nostra, dovevamo tenere d’occhio anche quelle di Firenze, Genova e Roma, spesso anche di notte, quando ci telefonavano che c’era un caso interessante da operare d’urgenza. A Parigi e Londra andavo tre volte all’anno, al Neker da Hamburger e a Londra ,da Turner-Warwick, a Stoccolma e a Lund da Alal, una volta all’anno, a Los Angeles da Terasaki, a Cleveland da Kolff saltuariamente, a Denver nel Colorado da Tom Starzl una volta all’anno, ma per tre mesi. I vantaggi furono: due docenze, urologia e nefrologia, un primariato in urologia e dialisi ed infine la cosa più gradita: l’amicizia, l’amore, la riconoscenza di tanti pazienti che si ricordano ancora che sono vivo.
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