Sala degli Stemmi
Stemma di Agosto Medici, fratello
di Gian Giacomo e di Pio IV°;, successore
nel marchesato di Melegnano. Lo stemma è troncato in fascia; a sinistra
le sei sferette della famiglia Medici; a destra, poco visibili, le sbarre
con le stelle della famiglia Del Maino, di cui Barbara era la moglie di
Agosto Medici; nella fascia superiore è l’aquila imperiale. |
Dopo la sala degli Argonauti vi è la Sala degli Stemmi
detta così perchè nella parte superiore delle quattro pareti
sono dipinti sedici stemmi di importanti famiglie nobili, alcune imparentate,
altre amiche dei Medici. Questa sala fu adattata a cappella privata
dove si tenevano funzioni religiose; sulla porta d’entrata, dalla parte
del salone di Ercole, sta ancora un avanzo di scrittura: Non homini sed
Deo (Non per l’uomo, ma per Dio). Ed il ristretto salottino di pochi
metri quadrati che sta accanto alla sala forse ne era la sagrestia.
Questa sala, apparentemente meno importante delle altre, è invece
la chiara e diretta documentazione delle fortune, degli sviluppi, dei comportamenti
e delle ambizioni della famiglia Medici, specialmente nel periodo degli
inizi della sua fama italiana ed europea. Politica e religione; diplomazia
e amori; spregiudicati intrighi e nobili sentimenti; conquiste vittoriose
e sconfitte umilianti; crudeli vessazioni e generosi altruismi: questi
stemmi affermano e commemorano i tempi in cui vissero ed agirono i protagonisti
della storia lombarda, italiana ed europea dopo il 1500. E la collocazione
affrescale di questi stemmi fu la cornice della cappella di corte, cioè
rispondeva all’esigenza sacrale ed alla mentalità ancora medievaleggiante
sui valori della fedeltà e della cavalleria, della dignità
nobiliare di famiglia e della conservazione intangibile delle glorie del
passato, quando la storia di una cosa era considerata la validità
intrinseca, quando passato storico era equivalente di perfetta verità
da non mutarsi. E in parte questa collocazione si allinea alla tradizione,
vigente non solo in Italia, che le maggiori famiglie di ramo reale, principesco
o nobiliare, ponessero o appendessero le loro insegne gentilizie alle pareti
o attorno all’altare di una chiesa o di una cattedrale, finchè la
loro opera politica fosse rimasta fedele alla casa regnante o al feudatario
vassallo maggiore cui avevano promesso i legami più stretti.
La descrizione degli stemmi, in questa sala, inizia dalla parete di sinistra
guardando le finestre verso la piazza, la parete che confina cioè
con la sala degli Argonauti. Il primo stemma, troncato in due, avente
nella parte superiore i tre biscioni coronati e nella parte inferiore la
testa di un moro, ricorda i legami che il primo marchese ebbe con i Visconti;
nell’ordine seguono gli stemmi delle seguenti famiglie: Morone, Sforza,
Calvi, Balsamo, Castaldi, Del Maino, Crivelli, Altemps (Hohenems), Medici,
Gonzaga, Serbelloni, Borromeo, Medici, Orsini di Pitigliano, Rainoldi.
Significativo è lo stemma del Cardinal Morone (stemma ovale con
la pianta di gelso che porta le more).
Stemma della famiglia Borromeo.
La sorella del marchese
Gian Giacomo Medici e
di Pio IV°;, di nome Margherita, aveva sposato
Gilberto Borromeo, signore di Arona e divenne madre di san Carlo, il famoso
arcivescovo di Milano. In tal modo la famiglia Medici di Melegnano si era
legata anche ai destini non solo religiosi ma anche civili e amministrativi
della famiglia Borromeo mediante l’opera di san Carlo. Lo stesso san Carlo
fu per alcuni anni segretario particolare dello zio papa Pio
IV°; che regnò dal 1560 al 1565. |
Il Cardinal Giovanni Morone nacque in Milano nel 1509 da
Girolamo cancelliere di Massimiliano e di Francesco Sforza II°.
Ebbe veri importanti uffici nella Chiesa, nunzio in Francia ed in Germania.
Fu sospettato dal papa Paolo IV° di simpatie per il protestantesimo
e fu rinchiuso in castel Sant’Angelo. Riconosciuto innocente fu amico
stimato di Pio IV°, il papa Gian Angelo Medici,
e divenne l’anima del Concilio di Trento. Quando morì Pio
IV°;, era uno dei papabili. Dai pontefici Pio V° e Gregorio
XIII° fu incaricato di importanti e delicati affari in diverse parti
d’Europa, mentre nel contempo era anche vescovo di Modena. Morì
nel 1580, povero, amato, perseguitato pure da invidie e da malevolenze:
uomo esemplare tra prelati e principi corrotti, avidi e senza scrupoli.
Segue lo stemma dello Sforza. Francesco Sforza II° (1495-1535) fu coetaneo
del primo nostro marchese Gian Giacomo ed era anche vecchio amico di famiglia.
Quando Gian Giacomo si era nominato signore di Musso, un castello sul lago
di
Como, conduceva sostanzialmente una politica di offesa e di difesa degli
interessi del duca, specialmente quando riuscì a tenere impegnato
ed a trattenere un contingente di truppe svizzere che erano destinate alla
battaglia di Pavia dove appunto il re di Francia, Francesco I°, subì
una terribile sconfitta anche per la mancanza di quei soldati fermati da
Gian Giacomo, in modo tale che il territorio di Milano ritornò libero
ed ancora nelle possibili mani di Francesco Sforza; e per questa sua azione
il duca lo confermò castellano di Musso ufficialmente con atto ducale
del 17 aprile 1525. Sarà proprio il duca Francesco Sforza
a prendere una soluzione onorevole per Gian Giacomo, quando questi si troverà
ormai in gravi difficoltà militari ed economiche: Gian Giacomo sarà
nominato marchese di Melegnano, proprietario del feudo e del castello,
per sè e per i suoi discendenti o collaterali. Il ducato di
Milano, con tutti i suoi diritti, alla morte di Francesco Sforza II°
divenne territorio imperiale, perchè il duca morì senza lasciare
un erede legittimo. Quando la famiglia Medici ebbe il castello di Melegnano,
mediante la convenzione tra il duca di Milano e lo stesso Imperatore Carlo
V°, i nostri marchesi aggiunsero al loro stemma l’aquila imperiale:
e l’aquila reale nello stemma designava che si era feudatari dell’impero,
o che si era servito l’impero in qualche impresa di rilievo, o che erano
stati concessi speciali privilegi dall’imperatore. Lo stemma dei
Calvi (stemma a tre bande, in quella inferiore è la testa di un
uomo quasi senza capelli, nella parte superiore vi sono tre stelle) ricorda
la famiglia milanese Calvi, i cui membri resero parecchi servizi pubblici
politici ed amministrativi. Inizia ora la serie di stemmi su un’altra
parete, quella che sta verso la piazza. Vi è lo stemma dei Balsamo
(due tralci di vite sorgenti dalla pianura, decussati, con pampini e grappoli
di uva). I Balsamo sono un’antica famiglia patrizia milanese.
Stemma della famiglia Orsini
di Pitigliano. La vedova Marzia Orsini fu la moglie del primo marchese
di Melegnano, Gian Giacomo Medici. Ella era già
stata maritata a Livio Liviano, un capitano di ventura, e ne era rimasta
vedova. Dall’unione con
Gian Giacomo Medici
non nacque alcun figlio. La famiglia Orsini, originaria di Roma,
era una delle più potenti fin dai tempi del Medioevo: 5 papi, 30
cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani generali, moltissimi amministratori
e uomini politici. Nello stemma, tagliato in due e con bande color
rosso, si osserva a destra il piccolo leone rampante, a sinistra un arco
sormontato da una rosetta. I due putti ai lati portano una cuffia,
segno del genere femminile cui si riferisce lo stemma. Lo stemma Orsini
sopra riportato appartiene agli Orsini di Pitigliano e di Soana, un ramo
di cui faceva parte anche quello di Nola. E' un "partito" con a destra
lo stemma Orsini vero e proprio, composto da un bandato rosso in campo
argento, una fascia oro con sopra l'anguilla (dopo il 1492 ed in riferimento
alla contea di Anguillara), e nel capo una rosetta pentalobata rossa in
campo argento. L'altra metà dello stemma è tipica degli Orsini
di Pitigliano: un leone rampante. |
Nel 1515 Paolo Balsamo era un notaio; Francesco, nel 1565,
divenne cavaliere di Malta. Rosa Balsamo, moglie di Giulio Crivelli,
istituì erede il nipote Giustiniano Balsamo con l’obbligo di assumere
il cognome Crivelli, e così il ceppo famigliare si chiamò
Balsamo-Crivelli. Segue lo stemma dei Castaldi, che avevano il feudo
a Cassano d’Adda e a Binasco. Livia Castaldi sposò Giovanni Giacomo
II°, figlio di Agosto e di Barbara Del Maino. Livia Castaldi era assai
ricca, ma spendacciona. E fu l’ultima del suo ramo che si estinse.
Vi sta accanto lo stemma della famiglia Del Maino, per ricordare che Barbara
Del Maino sposò Agosto, fratello di Gian Giacomo, primo marchese
di Melegnano. Barbara Del Maino sposò Agosto nel 1549, ed
era figlia del conte Gaspare. Lo stemma riproduce sei strisce inclinate
dove sono alternate due rosette, tre ed una, e vi è l’aquila imperiale
in capo. Gaspare Del Maino era amico dei nostri Medici, anche perchè
fu al servizio militare di Carlo V°, comandante del presidio di Pavia,
negli anni in cui militava pure Gian Giacomo. Al termine della parete
vi è lo stemma della famiglia Crivelli, riconoscibile per il disegno
del crivello nel centro dello stemma ovale con il capo caricato dell’aquila.
I Crivelli furono tra le più nobili ed importanti famiglie di Milano;
tra loro vi fu un papa, Urbano III° e uomini illustri in ogni ramo
della vita sociale, specialmente militare ed ecclesiastica. Questa
famiglia ebbe moltissimi feudi, tra cui quelli di Agliate, di Inverigo,
la contea di Nerviano, le signorie di Uboldo e della Castellanza.
Iniziano gli affreschi della terza parete, con lo stemma della famiglia
Altemps, della Svevia (un grosso capro saliente su sfondo azzurro, cornato
di scuro). Volfango Teodorico Sittich Hohenems Voralberg (italianizzato
Altemps) sposò Clara Medici, sorella del primo marchese e della
madre di Carlo Borromeo. Questa antica ed illustre famiglia fu dalla
Svevia trapiantata in Italia da Marco Sittich all’inizio del 1500, essendo
stato creato barone dall’Imperatore. Un Jacopo Annibale fu conte
per sé e per i suoi discendenti; un Marco Sittich fu arcivescovo
di Salisburgo nel 1619. Un altro Marco fu cardinale nel 1561 e vescovo
di Costanza. La famiglia abitava in Roma. Un giorno Volfango Teodorico,
capitano d’armata, passando per il lago di Como, fu ospite a Musso di Gian
Giacomo; viveva con lui la sorella Clara, e fu subito il colpo di fulmine
amoroso che legò il giovane ufficiale tedesco e la bella Clara Medici.
Il loro figlio Marco fu cardinale, perchè l’elezione dello zio Gian
Angelo al papato segnò la fortuna dei nipoti Borromeo, Serbelloni
e Altemps. Lo stemma che segue è quello del cardinale Gian
Angelo, divenuto poi Papa con il nome di Pio IV°;.
A lui la comunità di Melegnano deve il privilegio del Perdono nel
1563. Arriva ora lo stemma del cardinale Ercole Gonzaga (1505-1563)
vescovo nel 1521 e cardinale nel 1526. Durante la reggenza a Mantova, Ercole
restaurò l’economia dello stato frenando il lusso della corte, nominò
prefetto delle acque e degli edifici Giulio Romano, rinnovò la cattedrale
chiamandovi a decorarla il Veronese, e diede commissioni di quadri a Tiziano.
Nel 1561 fu dei cinque legati pontefici al Concilio di Trento, del quale
gli fu affidata la presidenza che tenne fino alla morte. Era molto amico
e parente della famiglia Medici. Lo stemma riproduce quattro aquile
con un piccolo scudo al centro caricato di strisce e di due leoni, con
sopra la crocetta ed ai lati i fiocchi che discendono dal cappello cardinalizio.
Ora eccoci allo stemma dei Serbelloni (tagliato in due, nella parte superiore
una pianta di sorbo sostenuta da due grifoni coronati ed affrontati tra
loro); i Serbelloni sono originari della Spagna; Fabrizio fu governatore
di Avignone e capitano generale della Chiesa. Gabrio fu capitano
generale dell’esercito lombardo contro il duca di Sassonia; generale della
Chiesa, governatore di Milano, poi di Tunisi e di Barberia, finalmente
governatore della Sicilia. Questa famiglia, oltre ad uomini d’armi,
ha dato alla Chiesa due cardinali, Antonio vescovo di Foligno e di Novara,
creato cardinale dal papa Pio IV°; nel 1560;
Fabrizio, creato cardinale da Benedetto XIV° nel 1753. Cecilia Serbelloni
fu la madre del primo marchese di Melegnano, avendo sposato Bernardino
Medici. Il primo marchese Gian Giacomo era pure amico di Gabrio Serbelloni,
suo cugino. Lo stemma che inizia la parete di fondo è quello
dei Borromeo. Margherita Medici, sorella del primo marchese
Gian Giacomo, sposò il conte Gilberto Borromeo signore di Arona,
e fu madre di Carlo Borromeo, il famoso arcivescovo e cardinale di Milano.
La famiglia Borromeo fu, in seguito, sempre favorita. Pio
IV°;, zio di Carlo Borromeo, creò la fortuna anche di Federico,
fratello maggiore di Carlo: aveva 25 anni e gli doveva dare una sistemazione
sociale principesca, perchè fosse il fondatore della potenza territoriale
di Casa Borromeo; e gli fu destinata Virginia della Rovere, figlia del
duca di Urbino, la quale firmò l’atto della promessa matrimoniale
nella stanza dello stesso cardinale futuro papa. Margherita Medici
mori all’età di 37 anni (1510-1547), ed alcuni storici sostengono
che fosse morta nel castello di Melegnano. Ancora uno stemma dei
Medici (cinque palle poste in circolo ed una palla in capo caricata di
tre gigli d’oro, in alto un’aquila imperiale). I Medici, sono un’antica
famiglia milanese, ed ebbero lo stemma simile a quello della potentissima
e storica famiglia fiorentina pare dal papa Clemente VII° (Giulio de’
Medici, Firenze 1478 - Roma 1534), papa dal 1523. La famiglia milanese
Medici ha dato alla patria una lunga serie di consoli, decurioni, ambasciatori.
Sin dal 1277 figurava fra le duecento case patrizie che avevano il diritto
di eleggere il vescovo ordinario della metropolitana milanese. Il
penultimo stemma è quello della Famiglia Orsini, del ramo di Pitigliano
in provincia di Grosseto. Marzia Orsini fu moglie del primo marchese di
Melegnano. Essa era già stata maritata a Livio Liviano, capitano
di ventura; e ne era rimasta vedova. Dalla unione con Gian Giacomo non
nacque alcun figlio, perchè in una battaglia sul lago di Como, quando
Gian Giacomo era signore di Musso, un colpo di arma da fuoco tolse al nostro
marchese la possibilità di usare le facoltà fisiche generative.
La famiglia Orsini, originaria di Roma, era una delle più potenti
fin dai tempi remoti: 5 papi, 30 cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani
generali, centinaia di amministratori e politici: questo il bilancio della
loro potenza. Aveva feudi anche a Tagliacozzo, Nerola, Anguillara,
Pitigliano, Nola. L’ultimo stemma è quello della famiglia
Rainoldi, antico casato milanese; diede questori, senatori, dottori di
collegio, decurioni, canonici ordinari, vicari di provvisione, canonici
della Scala, conti palatini, cavalieri gerosolimitani, un vescovo di Lucca,
un presidente del senato; i Rainoldi ebbero il titolo di conte nel 1647,
appoggiato poi sul feudo di Caronno nel 1649. La famiglia si estinse
nel 1753. Lo stemma (volpe rampante) è uno dei più antichi
della Lombardia, ed è raffigurato qui perchè Clara Rainoldi
fu la nonna del primo marchese di Melegnano, infatti da lei nacque Bernardino
(morto nel 1519) padre del famoso Gian Giacomo.. |