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La Fauna della zona
L’avifauna
La diversificazione e l’abbondanza delle specie di uccelli sono strettamente legate ai tipi di vegetazione ed alla loro stratificazione. In un territorio dove lo stato della vegetazione varia continuamente per i diversi interventi dell’uomo, le popolazioni stabili di uccelli sono fortemente ridotte: una zona privata dello strato dei cespugli o con siepi disturbate da frequenti passaggi o da continui rumori diventerà progressivamente meno ricca di specie. Nei pressi del vecchio mulino di Sarmazzano e nelle aree che, per la ricchezza di alberi e cespugli, possono essere paragonate ai margini di un bosco, durante l’epoca riproduttiva si manifesta col canto la maggior parte dei passeriformi. Questo comportamento, che potrebbe sembrare una manifestazione di “allegria”, è in realtà un efficace strumento biologico che permette all’uccello di delimitare il proprio territorio e quindi di difenderlo senza impegnarsi in lotte cruente con grande dispendio di energie. La difesa del territorio è collegata all’assicurazione delle risorse per garantire l’allevamento della prole e quindi per la continuazione della specie. Inoltre, la coesistenza di varie specie di uccelli in uno spazio relativamente ridotto è possibile perché ciascuna specie usufruisce di aree delimitate sia per la ricerca dei cibo sia per la scelta delle zone riproduttive. Dove sono ancora abbondanti le formazioni a siepe cespugliata, in basso tra i fitti cespugli o addirittura a contatto col suolo, nidificano l’usignolo, lo scricciolo, il pettirosso ed il luì. Famoso per la melodia del suo canto che, cosa piuttosto rara, viene ripetuto anche di notte, l’Usignolo (Luscinia megarinchos), all’approssimarsi della stagione invernale, migra verso l’Africa settentrionale. Gli Scriccioli (Troglodytes troglodytes) ,che invece non migrano, fanno fronte alle numerose morti invernali con la loro prolificità, determinata da una particolare tendenza alla poligamia: quando la temperatura e l’abbondanza del cibo lo consentono, ogni maschio costruisce più nidi, avrà così più femmine, ciascuna con cinque o sei piccoli. Troviamo spesso i nidi tondeggianti degli scriccioli nei buchi presenti sui tronco degli alberi o nei vecchi muri (il nome “troglodita” significa, appunto, abitante delle caverne). Il Pettirosso (Erithecus rubecula) che si ciba di insetti e vermi, ma non disdegna bacche e frutta è facilmente riconoscibile per la colorazione da cui prende il nome. viceversa il LuI Verde e le molte specie affini (Pylloscopus sp.) sono difficili da identificare perché la loro colorazione sfuma dal grigio-verde al grigio-marrone; per distinguerli, spesso bisogna ricorrere al canto che è, invece, particolarmente vario. Dove i cespugli sono fitti o i salici più numerosi, incontriamo la Capinera (Sylvia atricapilla) dal marcato dimorfismo sessuale (cappuccio nero per il maschio, cappuccio rosso-mattone per la femmina) e il Tordo bottaccio (Tordus Philomelos). Esso si nutre di insetti, vermi o bacche, ma è “specializzato” nel rompere il guscio delle lumache. Questa curiosa operazione viene compiuta sempre nello stesso sito, chiamato appunto “laboratorio del tordo” che, come si può immaginare, è sempre ingombro di gusci spezzati. Solitamente il tordo vive da solo o a coppie; gli stormi si formano solo in autunno al momento della migrazione. Le nere bacche del sambuco sono l’alimento preferito dal bellissimo Rigogolo (Oriolus oriolus), facilmente riconoscibile (anche se non molto comune) per la livrea gialla dei maschio e giallo-verde della femmina. La vistosa colorazione induce a pensare che sia originario delle zone tropicali, dove si reca sempre a svernare. Il suo nido, dalla caratteristica forma di amaca, è generalmente appeso ad un ramo orizzontale ben nascosto dalla chioma degli alberi. Anche il Fringuello (Fringilla coelebs) costruisce il nido sui rami alti degli alberi, ma non si cura molto di nasconderlo. Si nutre di semi non troppo duri, ma come molti altri uccelli granivori, durante la crescita della covata (maggio-giugno) si ciba e nutre i piccoli con insetti, rendendo un prezioso servizio all’agricoltura. Su un ramoscello o su un filo elettrico, il Pigliamosche (Musciacapa striata) rimane in agguato in attesa di catturare al volo qualunque insetto abbia la sfortuna di passargli nelle vicinanze. Conclusa la caccia, esso torna al punto di partenza per un nuovo agguato. La cinciallegra, la balia nera, il picchio verde ed il cuculo appartengono ad un eterogeneo gruppo di uccelli che non costruiscono il nido in modo “tradizionale” o che non lo costruiscono affatto. La Cinciallegra (Parus major) utilizza cavità preesistenti dopo averle opportunamente foderate, la Balia Nera (Ficedula Hypoleuca), piccolo uccello migratore, si serve dei nidi abbandonati dai picchi, ma accetta spesso anche anfratti o nidi artificiali. Nei pressi dei vecchio mulino di Sarmazzano, nel territorio del comune di Vizzolo Predabissi è stato osservato all’opera il Picchio Verde (Picus viridis) mentre, vicino alla cavità scelta come nido, cercava di perforare la corteccia di un albero per snidare insetti e larve. Per marcare il territorio, il picchio non canta come molti altri uccelli, ma usa tambureggiare con il becco sui tronchi degli alberi, disponendo di un sistema ammortizzante che gli evita traumi al cervello. In primavera, lungo i tratti dell’Addetta dove la vegetazione è più fitta, risuona ancora il riconosciutissimo richiamo dei Cuculo (Cuculus canorus). La femmina depone le uova nascondendole nei nidi di piccoli passeri-formi, evitando così la fatica di costruire il nido e l’impegno di allevare la prole. Il piccolo del cuculo nasce, infatti, prima dei fratelli acquisiti, getta dal nido le altre uova e accentra su di sé tutte le cure dei genitori adottivi. Nel nostro territorio sono stati segnalati anche alcuni uccelli rapaci notturni: la Civetta (A thene noctua), l’Allocco (Strix aluco) e il Barbagianni (Tyto alba). Tutti hanno occhi frontali anziché laterali come gli altri uccelli, sono capaci di vedere anche con pochissima luce, hanno un volo silenzioso e si nutrono di topi, ratti, rane, lucertole e grossi insetti. Non costruiscono il nido, ma utilizzano ricoveri già esistenti.
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