L’ATTUALE
AMBIENTE A VEGETAZIONE SPONTANEA
Delle antiche foreste planiziali oggi restano poche
testimonianze. In campagna queste si riducono a semplici presenze di alberi
isolati, sovente posti lungo le linee di confine degli appezzamenti agricoli
o lungo il margine di stradine e viottoli. Troviamo esemplari di Farnia
(Quercus robur), di Pioppo bianco e Pioppo nero (Populus alba e Populus
nigra), di Acero campestre (Acer campestre) accompagnati spesso dalla diffusissima
Robinia (Robinia pseudoacacia), pianta esotica e infestante. Nelle zone
più umide, soprattutto lungo gli argini dei corsi d’acqua, rallegrati
in primavera dalla fioritura degli Anemoni bianchi (Anemone nemorosa) e
dei Campanellini d’inverno (Leucojum vernum), si incontrano il Sambuco (Sambucus
nigra), l’Ontano nero (Alnus glutinosa) e varie specie di Salici (Salix
sp.pl.). Questi, uniti al Biancospino (Crataegus monogyna), al Sanguinello
(Cornus sanguinea), al Rovo (Rubusfruticosus), al Ligustro (Ligustrum vulgare)
e all’Edera (Hedera helix) dal tipico comportamento rampicante vanno a costituire
le siepi che da secoli rappresentano un elemento importante del nostro paesaggio.
Se un tempo le siepi erano utili perché fornivano bacche, foglie,
legna e strame, oggi esse svolgono un ruolo comunque insostituibile come
barriere frangivento, come protezione delle rive delle rogge, come barriere
e filtro all’inquinamento atmosferico, come riparo dai raggi del sole e
soprattutto quale ambiente vitale per una numerosa schiera di piante e di
animali selvatici. Le
siepi incrementano, pertanto, la varietà biologica del territorio.
In ambienti monotoni e poveri di specie (quali i campi agricoli), insetti,
funghi, “ruggine”, topi ecc., potendosi moltiplicare a dismisura, diventano
talmente nocivi da richiedere l’impiego di sostanze chimiche velenose (insetticidi,
fungicidi ecc.) per combatterli. Infatti, sono portate a moltiplicarsi moltissimo
quelle specie che trovano grandi quantità di alimenti a disposizione
(in un campo coltivato, le specie favorite sono appunto i parassiti della
pianta coltivata). Nelle siepi vivono numerosi parassiti e predatori delle
specie nocive; essi contribuiscono per via naturale a prevenire i danni
alle culture. Per esempio vi albergano albechi e civette, divoratori di
topi, uccelli insettivori che si incaricano di ridurre le popolazioni di
insetti per lo più nocivi e gli stessi tanto temuti uccelli granivori
(come passeri e fringuelli) che nutrono i piccoli con una dieta a base di
insetti. Inoltre, formiche, topiragno e coleotteri predatori (per esempio
le coccinelle) cacciano insetti più piccoli in un raggio di almeno
100 metri. Non va dimenticata poi la densa schiera di microrganismi che
vivono sul o nel terreno, elaborandolo e arricchendolo e che nelle siepi
possono moltiplicarsi grazie alla minor concentrazione di agenti chimici. |