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La Flora della zona
IL LAMBRO MORTO
L’area denominata “Lambro Morto” è situata a ridosso della ferrovia Milano-Bologna, nelle vicinanze della Cascina Montebuono nel territorio del comune di Vizzolo Predabissi; il fiume Lambro, regimato in argini di cemento, vi scorre accanto. Dai documenti dell’archivio dell’Ospedale Predabissi risulta che nel 1963, quindi in anni recenti, è stato effettuato un intervento di sistemazione dell’alveo del fiume da parte del Ministero dei Trasporti che ha espropriato alcuni terreni di proprietà dell’ospedale per realizzare una rettifica dell’originario corso del Lambro, a causa delle ricorrenti alluvioni e straripamenti che da secoli si verificavano in quella zona. L’antico meandro del fiume è stato così corretto, si è formata una “morta” che, alimentata da acque di falda e piovane, è diventata l’attuale “laghetto”, dove si sono ricreate le condizioni ambientali simili a quelle dell’ambiente umido originario e quindi di grande interesse naturalistico. La zona è raggiungibile in modo abbastanza difficoltoso percorrendo gli argini dei fossi che separano i diversi campi coltivati. Il “laghetto” è circondato in gran parte dai coltivi che si estendono praticamente fino all’acqua. Verso la ferrovia, la riva è modellata in una scarpata abbastanza ripida, occupata da vegetazione con precise caratteristiche ruderali (ambiente povero di sostanza organica). In particolare, la scarpata della ferrovia è pressoché priva di specie legnose e molto povera di specie erbacee; si possono comunque osservare le grandi foglie di Bardana (Arctium lappa), la Fitolacca americana che alla maturazione assume la forma di un piccolo alberello da cui pendono grappoli bruno-rossastri colmi di frutti, gli Erigeri (Erigeron annus) e le Saeppole (Conyza cana-densis). Procedendo in senso antiorario lungo la riva ed allontanandosi dalla ferrovia, la scarpata continua ospitando una vegetazione completamente diversa da quella vista precedentemente: si incontrano alberi alti anche 6-8 metri e vari arbusti. Tra gli alberi spiccano gli Ontani e i Salici frammisti a Robinie e Ailanti; tra gli arbusti c’è
una netta prevalenza di Sambuco a diretto contatto con i campi coltivati. Sotto gli alberi si sono insediate sia specie tipicamente ruderali sia quelle specie più strettamente caratterizzanti gli ambienti umidi padani. In questa parte della riva si possono infatti distinguere due zone concentriche: una fascia più vicina ai coltivi, caratterizzata da un suolo non molto umido e un’altra a stretto contatto con l’acqua che spesso ne impregna il terreno. Nella prima zona troviamo specie ruderali e le infestanti delle colture vicine: l’Ortica (Urtica dioica), il Convolvolo o Campanella (Calystegia sepium), la Panetana (Parietaria officinalis), l’Artemisia (Artemisia vulgaris), il Farfaraccio (Petasites hybridus) e la Coda cavallina (Equisetum sp.). Le specie caratteristiche della seconda zona sono i Poligoni (Polygonum sp.pl.), la Monella rampicante o dulcamara (Solanum dulcamara) e il Non-ti-scordar-di-me delle paludi (Hydrotis scorpioides) oltre al Crescione (Nasturtium officinale) e alla Veronica acquatica (Veronica anagallis aquatica) che fanno parte della tipica flora che attornia i fontanili. Nel mese di giugno spiccano per la loro fioritura alcuni esemplari di Iris giallo (Iris pseudacorus).
Proseguendo sempre in senso antiorario lungo la riva del laghetto, la pendenza si attenua gradatamente fino a scomparire. Tra l’acqua ed i coltivi si osservano bassi cespugli con base legnosa che in estate si ricoprono dei piccoli fiori rossi della Salcerella (Lythrum salicaria). Da questo punto di osservazione si apprezza il Lambro Morto in tutta la sua bellezza: a sinistra la riva alberata, a destra (verso il Lambro ) una distesa pressoché ininterrotta di Verga d’oro (Solidago Virgaurea) che si impone all’attenzione soprattutto per la fioritura estiva. Osservando lo specchio d’acqua, si nota un netto contrasto tra la zona centrale, libera da qualsiasi tipo di vegetazione e la zona periferica nella quale, prima con discontinuità poi con densità sempre crescente, compaiono piante erette sopra il pelo dell’acqua a formare un canneto vero e proprio dominato dalla Cannuccia di palude (Phragmites australis). Questa specie è diffusissima negli ambienti umidi della pianura, dove origina una copertura vegetale che borda tutte le acque stagnanti ed i corsi d’acqua con rive a sviluppo piuttosto pianeggiante. La fisionomia di questo tipo di vegetazione è inconfondibile anche a distanza sia per le dimensioni dei singoli individui (3-4 metri di altezza) sia per la presenza, dalla stagione della fioritura alla primavera successiva, della grande pannocchia che si sviluppa all’apice del fusto, dapprima in color verde-violaceo e poi, sulla pianta ormai secca, in color bianco-argenteo. Sul bordo esterno del canneto, è caratteristica la presenza di una grande pianta che compare sempre isolatamente, ma con portamento assai vistoso per le grandi foglie basali che emergono dal pelo dell’acqua e raggiungono il metro di altezza: è il Tabacco d’acqua (Rumex hydrolapathum). Molto più frequenti sono le Tife o “mazzasorde” (genere Typha) particolarmente resistenti all’ inquinamento organico. Quando compaiono insieme alla cannuccia, sono espressione di una forte eutrofia delle acque, cioè di un’eccessiva presenza di sostanze organiche. Le tife (in dialetto “massa-gatt”) sono ben individuabili per la struttura dell’infiorescenza maschile che si sviluppa al termine del fusto; più sotto è presente una compatta spiga cilindrica, l’infiorescenza femminile, verde alla fioritura e tendente al bruno o al bruno-grigio con la maturazione dei frutti. In prossimità della riva si osservano i Carici o falaschi (genere Carex) costituenti una fascia di vegetazione palustre di statura contenuta, che rappresenta una fase di transizione verso ambienti non acquatici.
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