Studio Artistico FRAMMENTI
di Paola Spatari 
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IL MONDO ANTICO
Alcuni dei mosaici più antichi sono stati rinvenuti nell’antica mesopotamia (l’attuale Iraq) e risalgono al 3000 circa a.c.. Questi mosaici erano realizzati con argilla inserita in superfici murarie secondo uno schema decorativo, e colorata successivamente. Gli archeologi datano intorno all’VIII sec.a.c. un pavimento rinvenuto a Gordion in Asia Minore e realizzato, come altri mosaici rinvenuti nella stessa zona, non con tessere ma con ciottoli. E’ una tecnica molto antica che sopravvive ancora oggi nei mosaici di ciottoli delle isole greche o di certi giardini liguri. Tuttavia è in ambiente greco, a partire dal V sec. a.c. che si comincia a vedere una trasformazione e a  raggiungere livelli qualitativi più alti. Il cambiamento è documentato dai pavimenti rinvenuti a Pella, in Macedonia, la città dove nacque Alessandro Magno, in questi mosaici della fine del IV sec. a.c. e inizio del III sec. a.c. i ciottoli sono assortiti in modo da ottenere contrasti di colore e leggere gradazioni di ombra e luce per dare volume alle figure i cui contorni sono ottenuti con sottili lamine di piombo inserite nell’intonaco. Altri mosaici della stessa epoca sono noti  a Delo, Olinto, Rodi e altrove, hanno tutti le stesse caratteristiche di lavorazione e traggono ispirazione da soggetti mitologici, scene di caccia, animali che lottano etc. In un secondo tempo si tende a levigare le superfici dei mosaici e quindi ad inserire fra i ciottoli qualche vera e propria tessera. Un mosaico rinvenuto a Shatby nella zona universitaria di Alessandria d’Egitto, raffigurante una scena di caccia al cervo, presenta una tecnica mista composta di grosse tessere quadrate e multicolori e ciottoli utilizzati perlopiù per realizzare piccoli particolari e ornamenti. I mosaici pavimentali si dimostrarono ben presto superfici pratiche e resistenti adatte per edifici pubblici e case private proprio come noi, al giorno d’oggi, utilizziamo piastrelle o tappeti e gli esempi più raffinati erano realizzati con tessere di pietra e marmo tagliate in cubi. A partire dal II sec. a.c. ai colori tradizionali delle opere più antiche (verde, ocra, bianco, nero), che come abbiamo visto erano realizzate in pietra naturale, vengono affiancate progressivamente piccole tessere artificialmente colorate (di pasta di vetro), sembra che si debba questa innovazione a un maestro mosaicista di cui Plinio ci tramanda il nome , Sosos, il quale divenne famoso per aver inventato un tipo di pavimento detto “ pavimento non spazzato” che consisteva in un mosaico a sfondo bianco su cui giacciono i resti di un abbondante banchetto. Gli scavi di Pompei permisero di individuare una produzione di mosaici di piccole dimensioni detti “emblema” ; questi mosaici venivano eseguiti separatamente dal pavimento di una stanza, in laboratori specializzati, su vassoi o teli di canapa e successivamente inseriti.
L’ “emblema” era l’elemento focale della raffigurazione a mosaico, veniva posto sempre al centro del pavimento perchè la disposizione lungo i lati di una stanza delle Klinay, cioè i letti su cui ci si sdraiava per mangiare, lasciava libero al centro uno spazio che prendeva quindi l’attenzione delle persone disposte attorno. A quel tempo (200 a.c.), Alessandria in Egitto e Pergamo in Asia Minore erano i centri di produzione musiva più importanti, avevano molti artisti attivi che esportavano le tecniche lontano, infatti alcuni mosaici ritrovati nella Casa del Fauno di Pompei riprendono quasi identici i motivi della tradizione alessandrina. In seguito la raffigurazione non si limitò più all’emblema ma cominciò a invadere tutta la stanza, si iniziò anche a utilizzare due soli colori il bianco e il nero per il rivestimento delle enormi superfici romane delle terme, delle basiliche e dei mercati era una soluzione dettata dalla praticità, in quanto operare con due soli colori permettava una maggior rapidità di esecuzione e di reperibilità dei materiali sul posto. Quindi si cominciarono ad inventare repertori decorativi geometrici e floreali  costituiti da modelli in cartoni  che potevano essere ripetuti seguendo misure precise cosi’ l’aspetto progettuale cominciò ad assumere un ruolo primario rispetto all’esecuzione la quale,divenuta ripetitiva poteva essere eseguita da operai di modesto livello professionale ben diversi dai grandi maestri che li avevano preceduti. Il mosaico comincià a diffondersi un po' ovunque non più solo nella grandiosità degli ambienti termali o nelle case patrizie, ma si rendeva più umile per esempio nelle botteghe di Pompei, sotto i portici delle corporazioni navali a Ostia, sulle tombe etc. Quasi sempre le figure sono nere su fondo bianco o viceversa, questa tecnica del mosaico bicolore ha proprio radici italiche in quanto sono molto rari mosaici di questo tipo fuori dai confini della penisola imotivi decorativi utilizzati prendevano spunto dall’arte tessile come frange o smerli che incorniciavano il motivo centrale . Naturalmente il mosaico in bianco e nero non sostituì del tutto quello a colori che, nell’età di Adriano (76 - 138 d.c.), ebbe affermazioni importanti ma decorativamente scompaiono i motivi vegetali  sostituiti principalmente da meandri in prospettiva e temi architettonici. In quest’ epoca il mosaico comincia a essere utilizzato per rivestire le volte delle costruzioni adriane. il periodo di Adriano e degli Antonini (Antonino Pio 86-161 d.c. e Marco Aurelio 121-180 d.c.) suoi successori,   segna il periodo più felice per l’impero romano e il momento di più alta espressione per il mosaico bicolore, mentre dal III sec. in poi i mosaici più interessanti saranno quelli a più colori anche in ambito romano. 

 
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