Nell’
europa rinascimentale l’arte musiva viene quasi completamente soppiantata
dalla pittura ad affresco. Nel 1419 un incendiò devastò la
basilica di S. Marco a Venezia e non si trovò nessuno in grado di
riparare i mosaici, trenta anni dopo a Murano nascono fornaci specializzate
nella produzione di tessere ma la qualità non è più
come quella antica. La più importante impresa musiva del rinascimento
è la decorazione della Cappella dei Mascoli in S. Marco. La decorazione
occupò artisti veneziani e toscani per una decina d’anni ( Michele
Giambono, Andrea del Castagno, Jacopo Bellini e Andrea Mantegna ). Nei
mosaici della cappella sono introdotti i temi della prospettiva, il dibattito
sulla quale era particolarmente vivo tra Padova e Venezia in quegli anni.
Importanti pittori del rinascimento comunque, si interessano del mosaico,
Tiziano, Tintoretto, Raffaello o Mantegna, il quale dipinse le volte della
camera degli sposi a Mantova come se fossero ricoperte da mosaici d’oro
aprendo la strada al finto mosaico in oro. Gli artisti del rinascimento
conoscevano i mosaici pavimentali romani e quelli più comuni a tasselli
bianchi e neri, si ispirarono a questi per creare mosaici di ciottoli nei
giardini delle ville, per esempio sul lago Maggiore, o per creare bizzarri
mosaici di conchiglie, tessere ciottoli e stalattiti come nelle grotte
del giardini del palazzo dei Boboli a Firenze o della villa Borromeo a
Lainate. Il settecento è un secolo felice per lo sviluppo e la diffusione
della tecnica musiva poichè si raggiungono risultati innovatori
nel campo della fabbricazione delle paste vitree, strumento essenziale
di lavoro, e nasce e si sviluppa il mosaico minuto. La
storia del mosaico del 1700 coincide con quella della decorazione della
basilica di S. Pietro e con le vicende legate alla vita artistica di Roma.
In questo periodo Roma conquista il primo posto nella produzione musiva
e diviene il centro principale della diffusione di opere e di formazione
di artisti specializzati, oltre i confini dello stato della chiesa fino
alle più importanti città italiane ed europee. Le applicazioni
del mosaico nel settecento sono tre: la prima è legata all’architettura
come rivestimenti parietali; la seconda trova ampio spazio nell’ambito
delle opere portatili; la terza si inserisce nelle arti orafe e nell’arredamento.
Centro di produzione è lo studio vaticano del mosaico una vera e
propria industria sorto nel 1727 e ancora oggi operante, il cui grande
impegno era di rivestire di mosaici l’interno di S. Pietro. La grandiosa
impresa (già cominciata nel 1576 e conclusasi soltanto nella prima
metà dell’ottocento) crea molti posti di lavoro e favorisce la nascita
di una scuola dove la tecnica millenaria era tramandata direttamente dal
maestro all’allievo. Quindi nasce un corpo stabile di mosaicisti a cui
devono appoggiarsi coloro che hanno bisogno di artisti esperti nel settore,
come per esempio Venezia che, nonostante fosse al primo posto nella produzione
di paste vitree, si trova intorno alla metà del secolo priva di
abili maestri (morti tutti in seguito alla peste del 1630) tanto da dover
chiamare un artista romano (Leopoldo da Pozzo) per le opere progettate
per la basilica di S. Marco. Roma era dunque nel 1700 il polo di
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