Vaso di terracotta in ottimo
stato di conservazione.
Frammento di vaso con scritta
indecifrabile
Puntale d'anfora da trasporto
(marino o fluviale).
 |
Monile di bronzo composto da
quattro elementi distinti: una striscia di metallo ripiegata a gancio o
molletta; un anello con peduncolo che unisce la parte superiore con quella
inferiore; due semisfere fra loro unite che inglobano il peduncolo dell'anello.
Una semisfera presenta un globetto da cui si dipartono otto raggi al culmine
dei quali altrettanti globi. Sull'oggetto si trovano varie
incrostazioni e si nota un appiattimento accentuato delle semisfere.
E' stato recuperato nella terra che riempiva una delle cantine del castello
di Zivido e che proveniva da uno sbancamento effettuato presumibilmente
in un campo sito nei pressi non è identificabile sia l'epoca
che la provenienza oltre all'effettivo utilizzo. Il monile comunque denota
finezza di esecuzione. |
|
Busto di donna in terracotta con
viso parzialmente danneggiato il che non impedisce di osservare la finezza
dei lineamenti. Il capo, leggermente rivolto a sinistra, è coperto
da un velo . Il busto è completo, non mancante del corpo, infatti
la base e la spalla sinistra sono marcatamente piatte quasi ad indicare
la collocazione in un luogo preciso ad angolo retto. In buono stato
di conservazione. Recuperato nella terra proveniente dallo scavo
della semidistrutta "Casa del Bergognone".
Puntale d'anfora Africana d'argilla color
arancio chiaro con rari vacuoli ed impasto a strati alterni grigi e arancio,
ingiubbiatura beige-rosata. Si tratta di un corto puntale pieno con terminazione
ingrossata nella parte mediana e desinente "a bottone". E' stato
recuperato nella terra che riempiva una delle cantine del castello di Zivido
e che proveniva da uno sbancamento effettuato presumibilmente in un
campo sito nei pressi. Il puntale è, presumibilmente, pertinente
ad un'anfora dal corpo cilindrico molto allungato denominata "africana grande"
o "africana II". Di produzione africana, che veniva utilizzata per il trasporto
soprattutto di olio dall'Africa proconsolare e dalla Byzacena e sembra apparire
sui mercati italici dalla metà del III sec. d.C. e perdurare fino
al IV secolo. Questo tipo di anfora è certo tra le forme più
rappresentate della media e tarda età imperiale e ne è attestato
l'uso anche in ambito funerario: non si può non sottolineare come
anche in questo caso la tipologia del puntale sia in realtà come
anche alle anfore cosiddette cilindriche di grandi dimensioni, diffuse dalla
metà del V al VI-VII secolo. Si tratta, comunque, di anfore da olio
generosamente prodotte nell'Africa settentrionale.
Puntale d'anfora Dressel 6 B
(terminazione di contenitore anforario conformata "a bottone)in argilla
color arancio chiaro, ad impasto compatto ricomposto da frammenti recuperato
nella terra che riempiva una delle cantine del castello di Zivido e che
proveniva da uno sbancamento effettuato presumibilmente in un campo sito
nei pressi L'esiguità del reperto non consente di accertare in maniera
inequivocabile se si tratti, come più probabile, di anfora olearia
denominata Dressel 6B di produzione istriana e diffusissima in Cisalpina,
o di anfora cosiddetta ovoidale-adriatica di produzione
picena, simile alla precedente e pressochè contemporanea ad essa,
essendo comparsa fra il 50 ed il 30 a.C. |