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Il Barbarossa a Melegnano
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Federico I° Hohenstaufen detto il Barbarossa a Melegnano
Barbarossa venne in Italia, la prima volta, nell'autunno dell'anno 1154 per la via del Brennero, con 1500 cavalieri, ma egli sapeva di poter contare sugli amici della pianura padana, come Lodivecchio, Pavia e Cremona. Queste città avevano invocato la giustizia imperiale contro l'espansione di Milano che era presentata come la disturbatrice della giustizia e delle leggi di pace, poste dall'imperatore a fondamento della sua attività di governo. Nel 1155 presso Verona l'imperatore impose ai Mantovani, ai Bresciani ed ai Bergamaschi di non accettare più nessuna moneta milanese. Con un' editto il Re aveva posto i Milanesi al bando dell'impero, dichiarando decaduto ogni loro diritto: " Judicatum est igitur a Principibus nostris, et tota Curia, Mediolanensis moneta, theloneo et omni districto, at potestate seculari, et omnibus regalibus nostra autoritate esse privandos; ita ut moneta, theloneum et omnia praedicta ad nostram potestatem redeant, et nostro statuantur arbitrio.", che tradotto recita:"Le Nostre Maestà con tutta la Corte hanno giudicato che venga (Milano) privata del diritto di battere moneta, di mantenere gabelle, che venga tolto ad ogni suo distretto ogni potere esecutivo ed ogni privilegio concessole; si stabilisce per nostro volere che la possibilità di battere moneta, di istiture gabelle e tutto quanto sopra esposto siano avocate a Noi e al nostro giudizio".  Con lo stesso atto assegnava a Cremona, in quanto la più fedele delle città italiane, i poteri tolti a Milano  Il 3 marzo 1156 a Lodivecchio, presso la basilica di San Bassiano, dovette decidere di una grossa questione: si trattava di una contesa fra il vescovo di Cremona, Oberto, ed alcuni chiamati signori di Melegnano, i quali non volevano rendere al vescovo di Cremona i servizi e gli omaggi feudali per il castello di Maleo, cioè si rifiutavano di riconoscere l'autorità del vescovo cremonese in Maleo, tenuto dai Milanesi. Oddone di Melegnano era alla testa della controversia e del rifiuto, spalleggiato dal padre Airaldo, da Guido ed Alberto suoi figli e Lanfranco suo fratello. Airaldo, il padre, aveva osato dire perfino che egli, se fosse stato aiutato, avrebbe potuto tenere con la forza tutto il territorio da Milano a Cremona. Alberto, invece, si era compromesso con le sue chiacchiere fatte in privato, perchè pare che avesse detto che Maleo era del vescovo di Cremona quando castrum salvaterre murabatur, cioè quando si costruiva la rocca di Maleo; mentre, in pubblico, rifiutava ogni forma di riconoscimento e di ubbidienza, ma essi sostenevano una tesi sbagliata: infatti avevano torto, perchè Maleo era passata ai vescovi di Cremona per concessione dei signori di Banano. Comunque questo rifiuto dei signori milanesi di riconoscere l'autorità del vescovo cremonese in Maleo ha relazione con la lotta impegnata fra Milano ed il Barbarossa, spalleggiato dai Cremonesi. Dopo aver ordinato le cose imperiali un pò a modo suo, Federico Barbarossa, avendo ricevuto atti di omaggio e di fedeltà da molti Comuni lombardi, se ne ritornò in Germania. 
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