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Ludovico il Moro |
![]() La politica estera di Lodovico il Moro portò alla rovina dell’Italia. Egli si sentiva attaccato dal re di Napoli, mentre Venezia era sempre in agguato e contro ogni novità milanese. La psicosi di dover difendersi a tutti i costi spinse Lodovico il Moro a chiamare in Italia il potente re francese, Carlo VIII°, il quale venne, fu rice-vuto fastosamente da Lodovico il Moro e giunse in pochi mesi alla conquista di Napoli, il febbraio 1495. Un mese dopo circa dall’ingresso di Carlo VIII° in Napoli gli Stati italiani capirono il grave sbaglio di aver lasciato libero il passaggio ad uno straniero. Ancora sotto l’impressione delle facili conquiste francesi stipularono una Lega il 31 marzo 1495. Già Venezia si era avvicinata agli altri Stati italiani ed aveva mandato ambasciatori in tutte le parti, compreso il ducato di Milano. Sul ponte del Lambro in Melegnano avvenne la solenne accoglienza degli inviati del duca all’ambasciata veneta capeggiata da Sebastiano Badoer e Benedetto Trevisan, avvocati della Repubblica veneta, il 30 novembre 1494. Carlo VIII° potè ritornare precipitosamente in Francia, con tutte le sue truppe, dopo essersi riconciliato con il Moro ed aver ottenuto assicurazioni per una futura probabile riconquista di Napoli. Evidentemente il Moro aveva fatto una pace separata con i Francesi, tradendo gli alleati della Lega. In tal modo stava sempre più complicando la sua posizione politica che presto lo porterà alla rovina. Carlo VIII° moriva, senza figli, nell’aprile 1498 con i suoi sogni di gloria. Ma a lui succedeva il duca d’Orleans, quel famoso nipote di Valentina Visconti, il quale considerava senza mezzi termini come sua legittima eredità il ducato di Milano e intendeva riaverlo a tutti i costi. Il duca si chiamava, per la storia, Luigi XII°. Questa volta furono i Veneziani a chiamare in Italia i Francesi, i quali non si fecero aspettare. Luigi XII°, che appena assunto al trono francese si era fatto chiamare anche con i titoli di re di Napoli e di duca di Milano, scendeva in Italia nel 1499 invadendo subito la parte occidentale del ducato milanese, mentre le truppe veneziane penetravano da oriente e si spingevano fino nel Lodigiano. In questa guerra Melegnano fu colpita nel cuore. Un cronista del 1500, Ambrogio da Paullo, lascia questa descrizione: “L’anno 1500 sul finire di marzo si aveva una grande paura a causa delle truppe francesi che avevano occupato Lodi e saccheggiato Riozzo... il 27 maggio 1502 l’esercito francese di Luigi XII° è in marcia da Milano a Lodi si ferma nei villaggi ruba ogni bene degli abitanti...”. Tutti i nostri paesi e paesini davano l’allarme tra di loro trasmettendo il pericolo con il suono delle campane a martello. Lodovico il Moro fuggiva in Germania, abbandonato da tutti, dopo la catastrofe di Novara del 10 aprile 1500, travestito da svizzero. Fu però riconosciuto e preso e trasportato in Francia dove morì il 27 maggio 1508 anch’egli sognando impossibili riconquiste e nuovi fasti gloriosi politici e diplomatici. Il re francese Luigi XII° rimase il vero padrone del Milanese. La fine di una trionfale età Nel periodo sforzesco l’economia fu aiutata, le scienze si avviarono ad un buon sviluppo, grandi personalità in ogni settore furono membri di una corte principesca tra le prime d’Europa. Bernardino Corio, storico di Milano del periodo di Lodovico il Moro ci lascia scritto: “qui vi sono storici, umanisti e poeti, architetti e pittori fisici ed astronomi o molte di queste cose insieme... eccellentissimi in tutte le arti e scienze”. Basterebbero i nomi di Leonardo da Vinci e di Bramante da Urbino, di Francesco Filelfo e di Giorgio Merula, di Ermolao Barbaro e di Demetrio Calcondila, di Gaspare Visconti e di Pier Candido Decembrio per rappresentare una civiltà milanese nel ruolo di primo piano in campo letterario ed artistico, sulla scia luminosa del Rinascimento italiano. |
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