Il 23 aprile 1859 l’Austria
inviò l’ultimatum al Piemonte che, come sappiamo, non ebbe
alcun esito, fu però questa l’occasione pazientemente
attesa da Cavour per provocare l’Austria ad iniziare la guerra. Scaduto
il tempo previsto gli austriaci invasero il Piemonte con l’intenzione di
sconfiggere l’esercito Sardo prima dell’arrivo dei Francesi. I Piemontesi
si limitarono ad ostacolare l’avanzata del maresciallo Gyulai allagando
le risaie della Lomellina e del Vercellese; i Francesi, attraverso
il passaggio del Moncenisio e quello via mare con l’approdo a Genova ebbero
modo di raggiungere rapidamente i campi di battaglia. Il 20 maggio
gli Austriaci vennero battuti a Montebello. Mentre Gyulai attese con il
grosso delle truppe il passaggio del nemico intorno a Piacenza, Napoleone
III lo trasse in inganno passando il Po a Casale e spostando velocemente
l’armata francese dalla zona di Alessandria a quella di Novara per puntare
poi verso Milano. Solo dopo la sconfitta di Palestro il comando austriaco
si accorse del tranello e ordinò lo spostamento, ancorchè
tardivo, dell’esercito dalla Lomellina a Magenta ove il 4 giugno 1859 avvenne
una delle battaglie chiave della seconda Guerra d’Indipendenza italiana.
L’8 giugno 1859 fu il giorno che vide protagonisti Francesi ed Austriaci
che si battono per l’insediamento nel borgo di Melegnano. Gli Austriaci
volgevano al ritiro lasciando l’VIII Corpo Benedek di retroguardia proprio
a Melegnano, mentre l’esercito Franco-Piemontese li incalzava dopo la vittoria
di Magenta. Uno dei capisaldi di resistenza in Melegnano fu
il vecchio cimitero che fu utilizzato nella battaglia dagli austriaci come
ridotta, adattato a fortilizio, per disturbare l’ingresso nel
Borgo dei francesi. La costruzione era ubicata a circa 200
metri dal paese, ed era costituita da un ampio campo di forma rettangolare
di 40 metri per 50 metri di lato, era recintato da un alto muro di mattoni
e coperto al di fuori da nere lapidi sepolcrali. All’interno del recinto
furono riportati dei rialzi di terra dietro i muri di cinta per conseguire
agevolmente l’altezza necessaria al tiro di fucile; per lo stesso scopo
gli austriaci erano muniti di scale, le quali poggiate sul muro di cinta,
servivano loro per guadagnare altezza e meglio disporsi al combattimento.
Nel fondo del cimitero vi era una cappella di mt. 7,5 x 5,0 con intorno
un aiuola, accessibile attraverso un terrapieno rettilineo in rialzo.
L’ingresso avveniva in modo esclusivo da una sola porta, chiusa da
un cancello in ferro battuto che precedeva un portico con delle arcate,
il cancello fu puntellato in più parti per resistere nell’eventualità
di uno sfondamento; l’ingresso del cimitero era rivolto direttamente
sulla stradella che portava al molino della Valle, indi dopo
aver traversato la Roggia Spazzola con un ponticello, accedeva alla Strada
Visconti che era la sede dello stradale più importante, lo stesso
percorso che poco più a nord diventava stradale per Milano,
dal lato opposto della carreggiata (di fronte al Cimitero) vi era la Roggia
Visconti, percorsa, durante lo scontro, dagli Zuavi immersi nell’acqua
fino alla cintola per evitare così di essere colpiti, sia dalle
palle di cannone che provenivano dall’interno del borgo, che dai proiettili
provenienti dal presidio del cimitero. Infatti risulta che sia il
cimitero che il terreno dietro di esso coltivato a viti, erano fortemente
presidiati dagli austriaci. Al muro di confine , posto a sud
del recinto, fu praticata una larga breccia da utilizzare quale via di
fuga. Il comando austriaco affidò il presidio del cimitero
a dei tiratori scelti, che posizionati lateralmente alla strada inflissero
un buon numero di perdite ai francesi prima di abbandonare la postazione.
Il veterano francese De La Fruston afferma che all’interno del recinto
cimiteriale, a sua difesa, fu insediato il 2° battaglione del
“ Reggimento Cacciatori Tirolesi” meglio conosciuti come “Tiroler
Jäger” (in lingua tedesca) questi erano parte integrante della “Brigata
Von Veranemann” della 1° divisione Von Berger. Il valore di questi
soldati, reclutati esclusivamente nelle regioni del Tirolo, sud-Tirolo
e Vorarlberg, fu evidenziato dal fatto che lo stesso Imperatore concesse
loro l’onore di aggiungere al loro reparto il titolo imperiale:
infatti i cacciatori Tirolesi ora vengono comunemente ricordati
come “ Tiroler KaiserJäger” (Cacciatori Tirolesi dell’Imperatore).
I “Tiroler KaiserJäger” portavano un cappello nero a larghe tese le
cui ali laterali erano ripiegate sul fusto. Sull’ampia ala sinistra , vi
era applicato un corno da caccia in metallo giallo con inserita l’aquila
tirolese, al lato portavano un ciuffo di penne nere a completare la foggia
del cappello. La divisa era di colore blu-grigio con bottoni in metallo
giallo, all’attaccatura superiore della spalla vi era una spallina verde
che serviva a trattenere la correggia della carabina. Il colletto, il paramani,
le controspalline e le filettature della divisa erano di colore verde.
Due cordoni di lana verde con ghiande appese al lato sinistro del petto
qualificavano la bravura nel tiro del soldato. Nel resoconto dell’ing.Frassi,
al termine del combattimento nel cimitero di Melegnano, fu il seguente
: “ ... nel cimitero furono sepolti circa 800 cadaveri delle due nazioni
in fosse comuni. L’ufficialità francese fu tenuta separata come
si rileva dalle due croci di marmo e dalla lapide…” I nomi degli ufficiali
caduti in questo luogo furono: Descubes, Combes, Corbuccia,
Bonnel, Andrè inumati al lato sinistro del cimitero (lato
verso tramontana) tutti sotto un'unica lapide di marmo nero, mentre nella
parte destra vennero sepolti Norbert e Valter (lato di mezzogiorno) sotto
due distinte croci in marmo chiaro. |
consultazioni |
Angelo Valvassori Peroni,
“Melegnano traverso i secoli” , Tip. L. Marchi, Milano 1900
Riccardo Bergomi, “Melegnano 8 giugno 1859 – 8
giugno 1909” , Tipografia Luigi Calvi, Milano 1909
AA.VV. “Il taccuino melegnanese per l’anno 1896”,
pagg. 54-57, La battaglia di Melegnano del 1859, Tipografia Codeleoncini
Melegnano 1896
AA.VV. “Il Secolo – quotidiano – Le battaglie del 59
“, pag.1, martedì 8 giugno 1909
Frassi ing. Giacomo, “La battaglia di Melegnano
del 8 giugno 1859”, Raccolta biblioteca di lettura popolare n.1,
Tipografia Editrice G.Dedè, Melegnano 1884
Enrico Tettamanti, “Profilo generale della Campagna
del 1859 – terza fase 4 – 24 giugno 1859” da Gazzettino Lombardo-Veneto |
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