Un’altra
colonna staccatasi dal corpo di Baraguey si porta davanti al Portone (portone
di San Rocco), fu proprio in questa area dove si consumò
il leggendario eroismo del 1° reggimento Zuavi e del suo
comandante colonnello Paulze d’Ivoy che cadde colpito alla testa mortalmente.
La caduta del loro comandante segnò il momento, in cui gli Zuavi,
esasperati dall’ira si precipitarono sulla barricata e la superarono non
dando possibilità di scampo a quanti capitavano nelle loro mani.
Accanto al colonnello d’Ivoy cadde anche il capo-tromba e in seguito
alle gravi ferite riportate cadde anche il comandante Rousseau. I nostri
cronisti citano anche particolari sul valore degli ufficiali degli altri
quattro reggimenti di linea che presero parte alla presa del borgo: il
colonnello Bodras e il luogotenente Rey giunsero sulla piazza della
chiesa maggiore non prima di aver conquistato spazio casa per casa. Dal
memoriale del Frassi deduciamo lo svolgimento della battaglia in modo insolito:
“..il rombo del cannone durò circa una mezz’ora, seguì un
breve silenzio, poi un grido di voci indescrivibile, e subito dopo un nutritissimo
fuoco di moschetteria, e, cessato questo poco a poco, seguì un breve
silenzio, poi alcuni altri colpi di cannone rari e assai più lontani,
ed in poco più di un paio d’ore tutto era rientrato nel silenzio..”
Gli assalti alla baionetta avvennero quasi contemporaneamente, e ciò
si desume dalla combinazione di due circostanze: la prima riguarda le truppe
austriache che respinte dallo stradale di Milano fuggirono
per la strada di Lodi passando sul lato sinistro del Lambro, mentre gli
altri soldati che cedettero alla furia degli Zuavi al Portone non ebbero
più libero scampo per il ponte che attraversava il fiume nel
centro del borgo, ma dovettero diversamente fuggire attraverso le campagne
di Cerro mantenendosi sulla destra del Lambro. La durata del combattimento
fu breve, ma relativamente grande fu la strage subita da entrambe le parti.
Il giorno dopo, il nostro testimone unitamente al cugino ed a un amico,
aggirandosi tra i morti e i feriti ammassati in gran parte sotto il porticato
del castello, raccoglierà anche delle preziose testimonianze circa
il fatto che lo stesso generale austriaco Roden sia stato ferito
mortalmente e che spirò nel tragitto tra Melegnano e Lodi. Il bollettino
conclusivo della giornata, emanato dal responsabile francese fu il seguente:
“…abbiamo fatto da otto a novecento prigionieri e preso un cannone. Le
nostre perdite ammontano a 943 uomini tra morti e feriti. Molti sono gli
ufficiali colpiti: il gen.Bazaine e gen. Goze sono contusi, il col. Poulze
d’Ivoy e il comandante Rosseau deceduti unitamente a altri 11 ufficiali,
mentre 56 sono gli ufficiali feriti…” |