I pittori Foresti
Quando, nel 1752, Giacinto Coldani completa il Ragguaglio5, ove, fra
gli altri, vi sono descritte minuziosamente le varie opere d'arte
del territorio melegnanese, inserisce una interessante nota sul pittore
Giovan Battista Dal Sole, pittore attivo dalla seconda metà del
XVII secolo. La notizia mi è parsa subito interessante per due ragioni,
l'una di ordine cronologico perchè il pittore Dal Sole era presente,
a Melegnano, in concomitanza con un'altro artista che andava affermandosi
in Lombardia: Francesco Perezzoli detto il "Ferrarino" (1661-1722) 6 ,
peraltro conosciuto come Francesco Veronese, venendo per così dire
a congiungersi gli estremi temporali facenti parte della nostra ricerca;
l'altra di ordine precipuamente geografico perchè i succitati artisti
furono espressioni di due aree culturali: l'Emilia e il Veneto, che maggiormente
hanno fatto sentire la loro presenza in Lombardia nel corso del Settecento.
Il celebre pittore Giovan Battista Dal Sole è citato, dallo storico
Giacinto Coldani, nel manoscritto, cap.III, che contiene la descrizione
della parte esteriore della Colleggiata dedicata alla Natività di
San Giovanni Battista di Melegnano. Il Dal Sole fu l'autore di un'affresco
che era situato nel rosone centrale della facciata, così come si
deduce testualmente dal documento: "....Nel mezzo poi della facciata, entro
di un Cornicione di cotto di figura rotonda si rappresenta, dal celebre
Giovanni Dal Sole, l'immagine del Precursore di Cristo nel deserto,
il quale resta al di fuori ornato quattro puttini dello stesso autore....."
L'affresco del suddetto pittore eseguito probabilmente verso la seconda
metà del Seicento, fu rimosso in concomitanza dei restauri conservativi
del 1913 e trasposto nella sede oratoriana melegnanese di via Predabissi.
I restauri e la conseguente modifica della facciata furono effettuati sotto
la guida dell'architetto Emilio Gussalli della Soprintendenza ai Monumenti
della Lombardia. L'affresco racchiuso in una cornice di cotto, facente
parte dell'originaria facciata, faceva parte della tematica itinerante
del Precursore così come era d'uso allora far eseguire, in mancanza
poi di artisti melegnanesi la committenza si rivolgeva al di fuori dell'ambito
locale, quindi a pennelli "stranieri". L'attività artistica di Giovan
Battista Dal Sole si intreccia quindi con quella del "Ferrarino" proprio
nella Melegnano di inizio Settecento, ciò ad ulteriore conferma
ed integrazione di quanto andremo a dire sul pittore Francesco Perezzoli.
Se tuttavia, opere di artisti foresti nel milanese, mostrano dal
finire del Seicento fino agli anni Trenta del secolo successivo, di essere
richieste in ragione della carenza di pennelli locali o di particolari
e personali vicissitudini, come accade, anche alla vicina Milano, sarà
durante il periodo della guerra di successione spagnola (1702-1714), a
registrare il maggior numero di presenze straniere, seppur legato al più
vasto fenomeno dell'intensa mobilità artistica in campo internazionale,
registrata nel corso del XVIII secolo. Si manifesta, quindi, in questo
periodo, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, la preminenza
della pittura veneta che ottiene con Giambattista Tiepolo (Venezia 1696
- Madrid 1770), attivo ripetutamente in Milano, il suo più alto
valore espressivo. I pittori cosidetti foresti, che si avvicendarono in
particolare a Melegnano, oltre al sopracitato Giovanni Battista Dal
Sole, furono: Giovan Battista Crespi detto "il Cerano" (1575-1632)
, Giovanni Battista Venini, i fratelli Giovan Battista (1561-1627) e Giovan
Mauro Dalla Rovere (1575-1640) detti "I Fiammenghini", Andrea Porta (1656-1723),
Carlo Preda (1645/49-1729), Stefano Maria Legnani detto "Il Legnanino"
(1661-1713); ebbero altresì influenza indiretta nell'area
melegnanese anche i pittori: Vittore Ghislandi detto "Fra'Galgario" (1655-1743),
Andrea Lanzani (1641-1712), Antonio Balestra (1666-1740), Giuseppe Maria
Crespi detto "Lo Spagnoletto" (1665-1746), Alessandro Magnasco detto "Il
Lissandrino"(1667-1749) e Giovan Battista Sassi (1679-1762). E' innegabile,
a questo punto, che tutta l'area milanese, se non fu propriamente un centro
di elaborazione culturale e artistca d'avanguardia, fu certamente il polo
catalizzatore più vivace di quanto dentro e fuori della Lombardia
si andava producendo e sperimentando. Le indubbie difficoltà con
cui i pittori milanesi dimostrarono di recepire le innovazioni della cultura
figurativa settecentesca italiana ed europeasono state motivate con la
tenace difesa da parte della commitenza e nel sistema dell'istruzione professionale
della tradizione artistica locale cinque-seicentesca, la cui influenza
si fece sentire sino a Settecento inoltrato; a tutela di tale patrimonio,
negli ultumi decenni del Seicento operava ancora, con il decisivo sostegno
del clero e della aristocrazia cittadina, la seconda Accademia ambrosiana
riaperta nel 1669 dal pittore Antonio Bruscae dallo scultore Dionigi Bussola.
Per quanto paradossale possa sembrare è in un tale contesto, in
un clima cioè di programmatica conservazione della tradizione locale
e di moderata apertura nei riguardi della cultura figurativa emiliana,
veneta e romana che si formano i pittori cosidetti "foresti", principali
artefici della svolta che ad inizio secolo condurrà la pittura milanese
al superamento del cupo regionalismo seicentesco in direzione della ariosa
e leggiadra cultura dell'età barocchetta. In questo senso quindi
va senz'altro letta la presenza del pittore Dal Sole a Melegnano. E' altresì
ricorrente nelle cronache milanesi la confusione tra il lombardo Giovanni
Battista Dal Sole , oggetto della nostra attuale trattazione, con l'omonimo
Giovan Gioseffo Dal Sole, entrambi peraltro morti nello stesso anno 1719.
Il pittore bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole (1654-1719) fu il maestro
di Francesco Perezzoli detto il "Ferrarino" al quale peraltro somigliava
nel ritrarre le parti dei dipinti relative a nature morte. Giovan Gioseffo
Dal Sole, nacque a Bologna nel 1654, era figlio di un modesto paesista,
scolaro dell'Albani, si soffermò per un breve periodo alla scuola
del Canuti per poi dedicarsi in modo più duraturo e deciso alla
scuola del Pasinelli che ne orientò il gusto al recupero della cultura
veneta di ascendenza veronesiana. Del periodo giovanile sono indicativi
alcuni cicli di affreschi che il Dal Sole eseguì, a Bologna, in
Palazzo Bianconcini e, a Lucca, in Palazzo Mansi, dove intervenne intorno
all'anno 1686. L'attività affreschiva suprerstite si compendia e
conclude nella finta cupola di Santa Maria dei Poveri a Bologna, inaugurata
nel 1692, e ritenuta il suo capolavoro, in perfetta assonanza con le sculture
del Mazza, suo compagno di studi alla libera Accademia di Palazzo Fava.
L'attività dell'artista , che nel frattempo aveva aperto una bottega
propria, era andata intensificandosi come pittore di cavalletto per illustri
committenti e amatori, con opere spesso di soggetto mitologico e profano
in cui viene espressa, con garbo e finitezza di particolari, un'aggiornata
cultura figurativa che, recuperando le voci piu' alte del Seicento bolognese
e gli splendori lunari dell'ultimo Reni, anticipa l'aggraziata poetica
rococò. Dopo un soggiorno a verona, in casa del Conte Ercole Giusti,
da porsi tra il 1694 e il 1695, durante il quale eseguì una numerosa
serie di dipinti di non facile identificazione, l'artista riprese, a Bologna,
un'intensa attività di bottega che, sulle preziose indicazioni dello
Zanotti e sulla inconfutabile data della pala di Imola, è stata
ricostruita dalla critica, con qualche comprensibile divergenza. Dal pittore
bolognese attinge la squisita e ornatissima pittura settecentesca non solo
emiliana ma lombarda in genere e in particolare quella milanese, in ragione
che unisce al maestro allievi quali Giovan Angelo Borroni, Pietro Giraldi,
Francesco Perezzoli. |
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