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Gli
imperatori del Sacro Romano Impero...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Epilogo | ![]() |
Questa è la storia di molti grandi uomini i quali, pur avendo
un enorme potere in questa Europa, non furono però in
grado di fare in un millennio quello che i nordamericani realizzarono in
un secolo, gli Stati Uniti.
Da questo mio racconto è emerso l’innato amore di tutti questi imperatori tedeschi per il nostro paese, il desiderio di essere incoronati dal Papa a Roma, di portare anche la corona di re di d’Italia e di re di Roma, tanto da far arrabbiare Dante Alighieri, il quale rimproverò Rodolfo I , relegandolo per vendetta in purgatorio, perché, pur essendo anche re dei Romani, non si degnava di scendere in Italia, facendo inaridire “il giardino d’Europa”, cioè il mezzogiorno di quella Italia che aveva tanto bisogno di un uomo come lui. I viaggi di Mozart , il lungo soggiorno di Goethe a Roma ed in Sicilia e di Wagner a Ravello confermano l’innato amore del popolo tedesco per il nostro paese. D’altra parte, arrivati all’euro, ho l’impressione che anche la maggioranza degli italiani abbia ormai un grande desiderio di diventare europei, se non altro per essere governati in modo meno fantasioso e più coerente. Per chiarire il mio pensiero mi permetto di trascrivere alcune righe di Vittorio G. Rossi, noto giornalista, comparse sul Corriere della Sera alcuni anni or sono: “Quando nel 1918 a guerra finita sbarcai a Trieste, scoppiavo dalla gioia perché Trieste era nostra. Dopo qualche giorno mi resi conto di qualcosa che mi fece vergognare e mi sentì storicamente ridicolo. Credevamo di portare a Trieste una cesta di primizie di un frutto mai visto qui e mai gustato da nessuno, invece avevamo trovato una città con una civiltà molto più moderna della nostra, molto più colta e più educata. Ci avevano descritto una Austria marcia, pronta a sfasciarsi al nostro primo urto, governata da un vecchio imbecille da noi chiamato per dispregio Cecco Beppe. Avevamo invece trovato e distrutto una amministrazione della cosa pubblica ammirevole, pedante come tutte le poche amministrazioni pubbliche ammirabili che ci sono al mondo, scrupolosamente onesta, rispettosa del cittadino e dei suoi diritti, rispettata da tutti appunto per questo, non per paura ma per fiducia e spontanea reverenza, una amministrazione della giustizia piena di giustizia per tutti Avevamo scoperto che era esistito fino ad allora uno stato dove genti di numerose nazionalità, lingue, civiltà e religioni diverse, convivevano educatamente, magari senza amarsi, ma solidali a lavorare concordemente insieme.”. Queste sono le parole di Vittorio G. Rossi, questa era l’Europa che è stata distrutta e che ora vogliamo ricostruire con un lavoro solidale e concorde |
BIBLIOGRAFIA
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