| Dalla
Viribus Unitis a Capo Matapan
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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| Durand de la Pen |
Durand
de la Pen fu uno degli autentici eroi di questa seconda guerra mondiale.
Di azioni eroiche come questa ve ne furono molte altre, ma vale la pena
che racconti con tutti i particolari.
Figlio di Renzo Durand, marchese di la Penne e Chadout, Luigi Durand era nato a Genova l’11 febbraio del 1914. Da ragazzo fece il mozzo su navi mercantili, poi studiò all’istituto nautico ed entrò all’Accademia Navale di Livorno. Diventato guardiamarina fu tra i primi a sperimentare i Mas, nuovi mezzi d’assalto. e scoppiata la guerra fu promosso tenente di vascello per aver salvato l’equipaggio del sommergibile Iride, affondato dagli inglesi. Nel ’40 fece due tentativi di forzare la base di Gibilterra, ma la sua impresa leggendaria fu quella del dicembre 1941 porto
di Alessandria d’Egitto. Durand de la Pen era arrivato in volo da La Spezia
all’isola di Lero e si era imbarcato sul sommergibile Scirè al comando
del principe Julio Valerio Borghese. Formarono tre copie di sommozzatori
e come compagno di Durand fu scelto il capo palombaro Emilio
Bianchi. Il 17 dicembre arrivò via radio la notizia che nella
base di Alessandria erano presenti due corazzate e il sommergibile
navigò per tutto il 18 dicembre in acque decrescenti, spesso strisciando
sul fondo per evitare i campi minati. Per superare una fitta rete di sbarramenti,
impresa quasi impossibile, il comandante Valerio Borghese compì
un miracolo. Alle 18.40 estrasse il periscopio e constatò di essere
ad un miglio dalla base navale. Alcuni motoscafi della base lanciavano
in acqua a intervalli regolari bombe di profondità,
poi il faro di Ras el Tin si illuminò e il lanciò di bombe
fu sospeso. A bordo dello Scirè iniziarono la messa in acqua dei
maiali, Poco dopo arrivarono alle loro spalle tre navi, si aprì
la rete che ostruiva l’ingresso e i sei sommozzatori decisero in un attimo
di emergere e passare sulla scia delle tre navi, a costo di essere maciullati
dalle eliche. Doveva esserci un bombardamento diversivo con bombe incendiarie,
ma gli aerei italiani non si fecero vedere.
Alle ore 2,19 De la Pen e Bianchi sono a trenta metri dalla Valiant e fissano la carica sotto la chiglia, attivando l’esplosione per le ore 6. Sono paralizzati dal freddo, la missione era finita e potevano emergere. Vengono subito individuati, presi a bordo di un motoscafo e portati dal comandante della corazzata sir Charled Morgan che li interroga, ma naturalmente si rifiutano di rispondere. Viene svegliato l’ammiraglio sir Adrew Cunningham che dorme su un’altra corazzata, il quale intuisce il pericolo e li fa rinchiudere in una nicchia sotto la linea di galleggiamento. Capiscono di essere proprio sopra il “maiale” e che saranno i primi a morire. Il comandante della Valiant li interroga nuovamente e tenta inutilmente di convincerli a indicare dov’è sistemata la carica. Quando ormai mancano pochi minuti all’esplosione De
la Pen chiama Morgan e lo consiglia di mettere in salvo l’equipaggio.De
la Pen viene riportato sotto la linea di galleggiamento, gli offrono
un po’ di rum e qualche sigaretta e lo chiudono a chiave nella nicchia.
Alle 6.15 avviene l’esplosione, la corazzata emerge con la prua,
poi lentamente si adagia sul fondo. Anche la seconda coppia di sommozzatori
era riuscita ad applicare sotto la chiglia della Queen Elisabeth
una carica di oltre duecento chili che esplode alle 7, affondando la Queen
Elisabeth, che si è spaccata in due.
Durand de la Pen tenta di uscire da un oblò, ma è troppo stretto, al buio trova la scaletta, lo sportello è aperto. Non ha mai capito se lo sportello si è aperto per l’esplosione, se è stato Morgan a dare l’ordine di lasciarlo aperto o se deve la vita alla generosità dei suoi carcerieri. Mentre si avvia verso poppa per saltare in acqua, incontra ancora qualcuno dell’equipaggio che sta per abbandonare la nave, che, al suo passaggio, gli cede il passo e lo saluta militarmente. Una terza esplosione provoca l’affondamento di una grossa petroliera ormeggiata i fianco alla Queen Elisabeth. Durand de la Pen e gli altri sommozzatori furono internati in un campo di concentramento fino alla finee della guerra. Il professor Henry Brownbrigg, storico inglese, figlio dell’ufficiale che quella notte aveva sequestrato a Durand de la Pen il suo orologio Marvin per sommozzatori, trovò in un cassetto, dopo qualche mese dalla morte di suo padre, l’orologio e uno scritto, in cui suo padre si rammaricava di non essere stato in grado, perché ammalato, di restituirlo al proprietario. Suo figlio venne in Italia e fece quello che avrebbe voluto fare il padre. Nel 1944 a Taranto, quando il luogotenente Umberto di Savoia stava per decorare Durand de la Pen con la medaglia d’oro, il comandane della Valiant,. sir Charles Morgan, chiese ed ottenne di poter appuntare personalmente la medaglia sul petto di Durand , onore delle armi che mai la marina inglese aveva concesso a qualcuno. |
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