| Dalla
Viribus Unitis a Capo Matapan
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
||||
| X flottiglia Mas |
![]() Il
principe Junio Valerio Borghese aveva partecipato nelle file franchiste
alla guerra civile spagnola e nel 1941, come ufficiale della marina da
guerra italiana ebbe il comando della X flottiglia Mas, il
reparto di mezzi d’assalto che ottenne i più brillanti successi
in tutta la guerra. Dopo l’8 settembre rimase al fianco dei camerati tedeschi
e il 9 settembre a La Spezia ricostituiva la X Mas, che la
Germania riconobbe il 14 settembre, prima della RSI.
La X Mas combattè dapprima contro gli anglo-americani sbarcati ad Anzio, poi fu impiegata nel Friuli nella zona di Gorizia contro le brigate di Tito, che volevano portare il confine al Tagliamento. Secondo alcuni storici, dopo i fatti di Porzus, si era andata formando una strana alleanza, decisamente anti-Tito, tra l’ammiraglio De Courten, ministro della marina del governo Bonomi e il principe Valerio Borghese, comandante della X Mas. Non credo esistano documenti ufficiali che avvalorino queste mie affermazioni, ma nel settembre del ’44 da un sommergibile sbarcò nei pressi di Jesolo il tenente di vascello Giorgio Zanardi, il quale prese contatto con un ufficiale della X Mas, per discutere la possibilità d uno sbarco del battaglione San Marco, per difendere la Venezia Giulia. Zanardi rientrò al sud con molte preziose informazioni sugli impianti da salvare. Un secondo sbarco si ebbe nella notte del 10 marzo 1945 sulla spiaggia di Marina di Carrara, con un gruppo comandato dal capitano del genio Antonio Marceglia, triestino, uno degli eroi di Alessandria. Ma vennero catturati dalle SS e messi in prigione a La Spezia. Borghese si fece consegnare Marceglia, lo vesti da X Mas, ma la situazione precipitò. Il generale Wolff sta già trattando la resa in Svizzera con gli americani.
I vari presidi di carabinieri e finanzieri in Istria e in Dalmazia a Spalato,
furono torturati, impalati, accecati, come ai tempi dei turchi, poi gettati
vivi nelle foibe con le loro famiglie, donne, bambini e anziani compresi.
molto peggio di quanto è successo in questi anni in Bosnia.
Il fascismo aveva commesso molti crimini, ma non a questo livello e a pagare
non furono solo i fascisti, ma tutti gli italiani senza colpa e peccato.
Hitler si preparava ad invadere i Balcani ed era preoccupato dal fatto che gli inglesi stavano trasferendo soldati dall’Africa settentrionale alla Grecia, in particolare truppe australiane e neozelandesi. Cominciò a far pressione su Mussolini, affinché la marina italiana bloccasse questi trasferimenti, mentre Supermarina trovava le scuse più banali, come la mancanza di nafta. Quando qualcuno parlò di vigliaccheria, Supermarina
formò una squadra composta dalla corazzata Vittorio Veneto, da 8
incrociatori e 14 cacciatorpediniere, al comando dell’ammiraglio Jachino
Angelo, che prese il mare il 26 marzo, con rotta verso oriente, con
l’ordine di trovasi a sud di Creta, nei pressi dell’isola di Gaudo, per
sorprendere e attaccare la squadra inglese di Alessandria. Per ingannare
il nemico Jachino finse di andare verso la Pirenaica e solo con il
buio più fitto, alle ore 20, cambiò la rotta dirigendosi
verso Gaudo. L’ammiraglio inglese aveva tutto quello che mancava a Jachino,
il radar, tramite Ultra tutte le notizie sulla rotta degli avversari
e una squadriglia di aerosiluranti a sua disposizione. Il fatto che
Jachino non sia stato in grado di sorprendere la flotta inglese non è
da attribuire alla presenza del ricognitore che l’aveva avvistato, ma al
fatto che Cunningham aveva Ultra che lo teneva informato minuto per minuto
sulla rotta della flotta italiana. La battaglia fu un gran pasticcio da
ambo le parti, ma Caningham riuscì a portare la flotta italiana
sotto il tiro delle corazzate, che sparavano proiettili pesanti una tonnellata.
Per ottenere questo rallentò molto la velocità
della Vittorio Veneto con tre siluri lanciati da un aerosilurante. Due
andarono persi, il terzo colpì la corazzata a poppa, danneggiando
un elica ed il timone, per cui la corazzata prima si fermò, poi
riprese a navigare molto lentamente. |
|
|