| Dalla
Viribus Unitis a Capo Matapan
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
||||
| Capo Matapan |
Per
salvare l’ammiraglia gli incrociatori fecero da scudo, circondandola. Le
corazzate inglesi si avvicinavano sempre più e quando le nostre
navi furono a tiro delle corazzate, una valanga di fuoco si abbattè
sulla flotta italiana, con bordate da una tonnellata e siluri lanciati
dagli aerei. La Vittorio Veneto non riuscì a sparare un solo
colpo. Alle 2.40 del 19 marzo la cosiddetta battaglia di capo Matapan era
finita senza alcuna perdita per gli inglesi. Sul mare galleggiavano
migliaia di naufraghi che lottavano per sopravvivere e Cunningham
inviò un messaggio all’ammiraglio Riccardi, Capo di Stato Maggiore
della Marina, consigliando di inviare sul posto una nave ospedale,
che arrivò solo il 31 marzo, trovando vivi solo centocinquanta
naufraghi. Capo Matapan è a due passi da porto Cagio, suggestiva
località della Grecia e ogni volta che passo da quelle parti, raccolgo
un mazzo di fiori e salgo sul dirupo, punto più a sud del Peloponneso
e butto i fiori in quelle acque dove sono morti tutti i miei compagni di
corso dell’ Accademia Navale di Livorno.
La marina da guerra italiana, dalla battaglia di Lissa a quella di Capo Matapan, non ebbe mai il suo Nelson. Pensavo che l’ ammiraglio Angelo Jachino, comandante della nostra flotta in quella drammatica battaglia, fosse affondato con le sue navi, invece poi ho saputo che fu uno dei pochi ad essersi salvato. Dopo esser stato presidente della Siai-Marchettì, è andato in pensione e, prima di morire , ha anche scritto le sue memore. ![]()
Suo successore fu Carlo Bergamini, ammiraglio “di terraferma”, come chiamavano
i Dogi di Venezia quelli senza tradizioni marinare in famiglia. Ma
Bergamini, anche senza tradizioni famigliari, è morto il
9 settembre del 1943 al largo dell’Asinara, affondando con la sua
corazzata Roma.
Quello che successe in Italia l’ 8 settembre ’43, il giorno della vergogna, è abbastanza noto, quello che successe tra Badoglio, Supermarina, i vari generali ed ammiragli è incredibile, con ordini e contrordini inutili e sbagliati, pensando tutti soltanto alla propria incolumità . L’ammiraglio Raffaele De Couerten, ministro e capo di S.M. della marina, telefonò, naturalmente mentendo, a Kesselring per avvisarlo che la flotta italiana stava uscendo in mare per bloccare un grande convoglio americano diretto a Salerno. Era una bugia, perché De Courten era sicuramente al corrente che l’armistizio era già stato firmato e che la flotta italiana doveva essere consegnata agli alleati. L’ammiraglio Carlo Bergamini, comandante in capo di tutte le forze navali, cercò di mettersi in contatto con Supermarina, ma a Roma erano spariti tutti. Non volle consegnare le navi agli ex-nemici e pensò di fare una seconda Scapa Flow, rada scozzese dove l’ammiraglio tedesco von Reuter auto affondò tutta la flotta germanica pur di non consegnarla agli inglesi alla fine della prima guerra mondiale. Per telefono l’ineffabile De Courten prima gli ordina di andare a Malta, poi ritelefona e questa volta gli ordina di andare verso la Maddalena. Bergamini da cinque mesi è il comandante in capo della flotta e decide di puntare verso un porto neutrale, la Spagna, dove potrebbe auto affondare tutta la flotta. Alle ore 2.30 del 9 settembre salpa dalla base di La Spezia con la corazzata Roma, più altre navi da guerra. E’ in rotta verso la Spagna, ma alle tre del pomeriggio arriva una ondata di aerei tedeschi, partiti da un base francese. Hanno un’arma nuova, mai usata, i missili o bombe a razzo.
Ne scagliano due contro la corazzata Roma, che, centrata in pieno,
si spezza in due monconi e cola a picco in pochi minuti. L’
ammiraglio Oliva prende il comando del resto della flotta e fa rotta
verso Malta.
Con questa carrellata storica ho voluto spiegare perchè il Mediterraneo ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità, in modo particolare dopo l’apertura del canale di Suez, che ha ridotto drasticamente la distanza tra l’Europa e l’Oriente. Quando l’uomo ha dovuto fare delle scelte radicali tra greci o persiani, Roma o Cartagine, cristiani o mussulmani, democrazia e libertà oppure nazi-fascismo, ha sempre dovuto combattere sulle sue sponde o sulle sue acque che da millenni custodiscono quello che resta del corpo. |
|
|