«. Tutto ebbe inizio nel 1330 con la presa di Nicea da parte di una tribù di turchi ottomani, che avevano sostituito gli antichi abitanti bizantini e le tribù di selgiuchidi. Gli ottomani erano poco più di un migliaio di guerrieri robusti, tutti mussulmani ma tolleranti delle altre religioni, che venivano dalle steppe dell’Asia centrale e si distinsero subito per l’ordine che regolava la loro vita. I contadini cristiani lavoravano tranquillamente i loro campi, protetti dagli assalti dei predoni e dalle esose tasse degli esattori bizantini. Questo spiega la rapidità con la quale avanzarono nei Balcani con il loro capo Solimano il Magnifico.Dopo aver posto fine al regime di terrore instaurato da suo padre, Selim I nel 1389 avevano sconfitto i serbi nella battaglia del Kosovo, a Varna nel 1444 sconfissero gli ungheresi ed i polacchi, nel 1541 conquistarono Buda, nel 1329 erano alle porte di Vienna. Sono rimaste famose le loro incursioni in Friuli ed in Carinzia, ma le crociate dei cristiani non furono meno crudeli. L’Europa, dilaniata al suo interno da guerre politiche e religiose, pareva ormai desinata a soccombere, quando nel 1566 Antonio Michele Ghisleri, un semplice monaco domenicano, fu eletto papa con il nome di Pio V.
Gli studenti universitari di Pavia lo adoravano, perchè aveva creato per loro un Istituto, chiamato poi con il suo nome Ghisleri, nel quale gli studenti poveri potevano avere una camera, colazione al mattino e due pasti al giorno, purchè la media dei voti superasse l’otto.
Pio V si resero conto che la situazione andava affrontata senza esitazione, perché gli ottomani, guidati da LaLa Mustafà, avevano assaltato Nicosia, la capitale di Cipro, massacrando tutta la guarnigione veneziana che si era arresa e, guidati da Lala Mustafà, avevano brutalmente violentato le donne. Le ragazze ed i ragazzi più belli vennero alla fine imbarcati su una loro galea per essere venduti come schiavi a Costantinopoli. Una giovane donna, Amalda de Rocas, prigioniera sulla nave, riuscì a individuare il locale dove i turchi tenevano la polvere da sparo e incendiò il locale; per la forte esplosione morirono tutti, cristiani e mussulmani.
Pio V aveva inviato un manoscritto a tutti i regnanti d’Europa chiedendo il
loro appoggio senza ottenere alcun risultato, ma quello che preoccupava il Papa era il comportamento dei Veneziani, i quali, in un primo momento avevano sostenuto la Lega Santa, poi cominciarono a temporeggiare, menando il can per l’aia al tavolo romano delle trattative, cavillando sulla quota di partecipazione veneziana alle spese correnti della Lega. Per porre un limite alle liti tra gli spagnoli e i veneziani cercò di coinvolgere i Medici di Firenze, senza ottenere alcun risultato. Per fortuna i Cavalieri di Malta, per far dispetto ai francesi, si associarono anima e corpo alla Lega Santa e Pio V impose a tutti i cristiani un contributo “una tantum”, che corrisponde a quattro milioni e ottocentomila scudi, facendo in pratica quello che fece il presidente Bush per finanziare il suo “ Desert Storm “. Il fatto anomalo era che, mentre a Roma Pio V propugnava la Lega Santa e la guerra, Jacopo Ragazzoni, segretario del Senato veneziano era a Costantinopoli per trovare con l’astuto Selim II, figlio di Solimano il Magnifico, una soluzione politica al problema di Cipro, di Candia e dei massacri ripetuti, mentre Selim II continuava a dire ai veneziani, ben sapendo che Venezia senza i commerci era perduta:
“ a voi conviene più la pace che la guerra, basta che diate soddisfazione al Sultano e in Europa potrete fare quello che vi piace, godendovi una pace perpetua. “
Ma sia i veneziani che Filippo II sapevano di non essere in grado da soli di affrontare e vincere i turchi, per cui la Lega Santa era l’ultima spiaggia per Roma, per Madrid e per Venezia.
Ma soprattutto Filippo II, anche se non amava la guerra, si era convinto che l’unico modo per bloccare i turchi era una grande battaglia navale, mentre un esercito di austriaci, di croati e di sloveni li avrebbe aggrediti da tutte le parti, soprattutto tagliando ogni via di rifornimento per le loro truppe.»
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