Nelle campagne fra la Paullese e l'Adda è facile trovare: monete, utensili,
ornamenti, frammenti di costruzioni andate perdute chissà quando.
E su questi reperti, in realtà, «passeggiamo» senza saperlo,
ogni volta che giriamo a piedi o in bici negli spazi verdi del Parco agricolo
Sud Milano o in quello dell'Adda Sud, tanto che può capitare di imbattersi
per caso in uno di essi, magari una moneta di Augusto non è così
impossibile, dato che spesso i reperti affiorano direttamente in superficie,
portati dai vomeri dei mezzi agricoli. Dall'età celtica (VIII°-IV°
secolo avanti Cristo), quando le popolazioni galliche si stanziarono nella
pianura Padana sovrapponendosi
alle preesistenti civiltà liguri,
venete, etrusco-villanoviane o di Golasecca. I Galli, divisi in tribù,
fondarono Medìolanum e diventarono in breve tempo qualcosa di simile
ai lombardi attuali: allevatori e agricoltori, molto apprezzati a quanto
pare per le carni di maiale salato, in pratica prosciutti ante litteram.
Di quest'epoca sono stati rinvenuti elementi in piombo e in cotto, sicuramente
parti di ornamenti maschili e femminili, e una serie di enigmatiche “armillae”
in bronzo, rotelle che racchiudono un simbolo probabilmente religioso (il
tuono dì Taramis il dio che nel pantheon gallico corrispondeva al
Thor di tutti i Germani?). La tappa successiva è costituita dall'età
«gallo-romana», iniziata con la conquista della Cisalpina da
parte dei legionari dopo le guerre puniche. E'certamente il periodo più
ricco di testimonianze. Ricostruendo le linee della "centuriazione" romana,
cioè la divisione delle campagne in appezzamenti regolari assegnati
ai coloni, ancora oggi emerge una gran quantità di monete, innanzitutto,
dall'età repubblicana a quella augustea sino al tardo Impero, poi
frammenti di vasi in cotto semplice o a "vernice nera" (tecnica originaria
dell'Italia meridionale), tessere di mosaico, fibbie di abiti, basamenti
di capitelli. Ciò senza contare ritrovamenti più consistenti
come la villa romana tardoimperiale, venuta alla luce a Tribiano nel 1995
durante gli scavi per una lottizzazione edilizia, durante i quali vennero
pure alla luce i resti della strada romana che si vedono nella foto. Ma
perché tante monete? Non certo perché i romani fossero particolarmente
sbadati, ma perché la moneta costituiva ll cosiddetto "obolo di Caronte",
cioè il pegno che si metteva in tutte le sepolture per favorire il
passaggio all'aldilà. Nell'età romana la memoria della cultura
celtica nel territorio a sud di Milano, quantomeno nella toponomastica,
tende a scomparìre, e c'è al proposito una teoria interessante:
a nord dell'attuale Paullese la gran quantità di nomi in ..ate (Pantigliate,
Liscate, Capriate, eccetera) giunti fino a noi, testimonierebbe il relativo
rispetto accordato dai romani all'organizzazione urbana celtica, mentre
a sud, procedendo verso Lodi, i toponimi (fra i quali prevale il suffisso
..ano risultano in gran parte di età romana, in quanto qui i conquistatori
si sarebbero dimostrati meno generosi con la cultura dei galli Boi, popolo
riottoso a differenza degli lnsubres. La proverbiale "decadenza dell'Impero'
a partire dal terzo secolo dopo Cristo, è testimoniata in modo impressionante
anche da una ricerca in un luogo circoscritto come il Sudmilano: spariscono
quasi i ritrovamenti di monete, segno del regresso economico al baratto
o di mutamenti nelle tradizioni religiose inerenti alla sepoltura dei defunti.
I reperti trovati sono anche relativi all’alto Medioevo, con oggetti sicuramente
di cultura longobarda (fra cui una moneta forata e adibita a pezzo di collana,
altro chiaro simbolo di involuzione economica) e una rara moneta coniata
sotto Teodorico, il re goto che governò l'Italia sconvolta dalle
invasioni barbariche fino al 530 circa.
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