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Il Mercato del giovedì |
Un altro elemento economico melegnanese importante era il mercato di Melegnano al giovedì, ancora oggi assai attivo. Non sappiamo la data di fondazione, perchè‚ il mercato del giovedì è una realtà da tempo immemorabile come è documentato nel 1442 quando si dice: “...In Melegnani terra publicum mercatum singulo die Iovis”; cioè, nella terra di Melegnano si tiene il pubblico mercato ogni giorno di giovedì. E la sua riconferma è documentata il 4 aprile 1555 dal governo spagnolo a Gian Giacomo Medici, come trasferimento di diritti e di prerogative dello Stato ad un feudo ereditario in forza di contropartite militari e politiche. Unitamente al mercato vi era anche il preciso obbligo del castellano a prestare ai venditori validum auxilium, consilium et favorem (valido aiuto, consiglio e favore), come Š imposto, per esempio, al castellano del castello di Melegnano, Beltramino Mainerio, il quale non doveva imporre il pedaggio del ponte sul Lambro nel giorno di mercato. E dal momento che questa imposizione a Beltramino Mainerio risale al 1343 per concessione di Giovanni Visconti, Luchino, e nipoti Matteo II°, Bernabò e Galeazzo, ciò significa che già nel 1343 era attivo il mercato del giovedì. Transitavano sul ponte melegnanese oggetti di ferro, biade, sale, vino, calcina, carbone di legna, legname da costruzione, maiali, pecore, capre, manzi, vacche, buoi, cavalli da tiro e da macello. Alle merci di carattere rurale ed al bestiame si aggiungevano le some carico corrispondente all’incirca alla quantità di peso o di volume che può portare una bestia da soma) e cavallate (una quantità portata da un cavallo, anche su un carretto) di drappi, di panno e di lino. Vi era un magistrato chiamato “giudice del dazio”, il quale poteva procedere contro gli evasori ogni giorno tranne che nel giorno di mercato. Oltre alle contrattazioni ed alle normali attività mercantili di piazza, di compera e di vendita, il mercato al giovedì rendeva anche per le osterie, le trattorie, per i ristoranti. Già nel 1400 in Melegnano avevano fama cordiali locande, alcune delle quali con il nome di sapore popolare: albergo della Campana, della Cernia, del Gallo. L’importanza del borgo di Melegnano era vista sotto molteplici aspetti ed i documenti degli atti amministrativi riguardanti Melegnano, assai fitti, dimostrano che la nostra terra doveva essere un valore, o almeno doveva essere stimata produttiva. Non finiremo di ripetere che diversi erano gli elementi di tale merito, ma soprattutto tre sono gli elementi base che davano importanza economica e finanziaria: il castello, il mercato al giovedì, il ponte del Lambro. Il castello poteva essere dato in prestito, cioè venduto temporaneamente, come pegno monumentale per una somma prestata e possibile da riscattarsi: difatti nel 1405 Giovanni Maria Visconti per necessità di denaro fu costretto a cedere il castello ed il territorio di Melegnano a Galeazzo Grumello. Più tardi il duca dovette aprire a suo favore un prestito pubblico per farsi dare dai cittadini milanesi quanto occorreva per ricuperare castello e territorio di Melegnano. Il mercato, forse uno dei pochi nella zona, era attivo per la presenza nel circondano di una rete di cascinali e di aziende agricole. Sul mercato di Melegnano il duca ricavava percentuali su quasi ogni tipo di merce, tassando non tanto direttamente sulle merci esposte in piazza, quanto sul pedaggio che doveva essere pagato al ponte del Lambro o all’entrata dalle porte del paese. Il mercato, quindi, strettamente collegato al pagamento del pedaggio sul ponte era una fonte continua e sicura di acquisizioni fiscali. E non si intende qui il mercato del giovedì, sul quale vi erano privilegi ed abbuoni ducali, ma si intende il rifornimento in Melegnano dalle cascine e da Melegnano per le cascine. Quando nel 1442 il sacerdote addetto alla chiesa di San Giovanni presso le autorità locali e presso le autorità religiose diocesane insiste per avere un aiuto nel lavoro pastorale, fino alla costituzione della parrocchia vera e propria con tre sacerdoti fissi e pagati, con la sua richiesta indirettamente ma chiaramente segnalava la crescente importanza numerica e funzionale del borgo di Melegnano, ormai non più esiguo come nel Medioevo. Del resto Melegnano non appare più nei documenti un vicus, come era qualificato nel secolo IX°, ma è definito con il nome di oppidum che significa uno spazio cinto da mura ed un centro urbano vero e proprio, fortificato; talvolta è chiamato anche borgo, che dà l’idea di un agglomerato urbano con servizi di mercato e di un certo commercio e che ha una zona periferica prevalentemente agricola. Melegnano era, quindi, nella posizione di avvenuto sviluppo come piccolo centro che certamente superava i millecinquecento abitanti. Era ancora circondata da mura perimetrali di difesa, ed i documenti del 1400 ne lasciano traccia; ma probabilmente non si teneva più conto della difesa mediante le mura cittadine, ma tutto si concentrava, come fortezza, nel castello; per tale motivo il nostro paese è nominato anche con il nome di castrum Melegnani, fortezza melegnanese. Grande importanza per l’economia e le finanze melegnanesi e del ducato erano i pedaggi. Il più noto era quello stabilito sul passaggio del ponte sul Lambro. In generale il pedaggio era una tassa che veniva corrisposta al momento del passaggio di persone, animali o merci su di una determinata strada, su di un confine, un ponte, un traghetto o altro luogo di transito sottoposto al controllo di un signore. Oggi sussiste ancora per certe strade private e autostrade. Durante il dominio visconteo-sforzesco vigeva a Melegnano il pontaticum, il diritto di riscuotere una somma da chi passava sul ponte. Quasi sempre era sotto il diretto controllo del duca o dei suoi più fidati amministratori della tesoreria; ma era dato in appalto contro il pagamento di denari sonanti. Abbiamo, per esempio, la notizia che il 7 gennaio 1467, il pontatico fu venduto a Giacomo Stefano Brivio per lire 4437: a lui era concessa la facoltà di esigere, percepire ed avere da chiunque transitasse sul ponte la tassa di 14 denari, nove per il cavallo e cinque per ogni singola persona. |
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